Massimo Cannone, il marito coetaneo di Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco uccisa tre giorni fa nella loro abitazione di Lentini, è stato fermato dalla polizia.
Nei suoi confronti la Procura di Siracusa ha emesso un provvedimento per omicidio volontario, ipotizzando il pericolo di fuga.
La donna è morta per una coltellata alla gola. Il tappezziere 45enne, intervenuto in tv lunedì, due giorni dopo la morte della donna, ad “Ore 14” su RaiDue, ha sostenuto di avere trovato Naima già morta. L’uomo ha raccontato di essere uscito di casa, assieme al figlio 19enne, lui per andare in una pizzeria e il giovane a prendere dell’acqua in un supermercato, e quando un’ora dopo è rientrato ha trovato la moglie già morta sul letto, le ha tolto il coltello dal collo e ha tentato di rianimarla.
«La porta di casa non era stata forzata – ha detto l’uomo –, c’era sangue dappertutto perché prendeva dei farmaci anticoagulanti per curare l’ischemia. Ho preso un mocio e ho pulito il sangue per terra. Poi ho mandato un messaggio a mio figlio dicendogli di vederci da suo zio perché non volevo che vedesse quella scena. Poi è stato mio fratello che ha chiamato polizia e l’ambulanza». «E’ vero che mi hanno indagato – ha confermato Cannone – mi hanno anche sequestrato tutti gli abiti, ma sono libero e mercoledì c’è l’autopsia. Mi hanno detto che non dovevo toccare alcunché, perché è la scena del crimine. Ma io non potevo non cercare di aiutarla. Non ho chiamato un’ambulanza perché al 90% era morta, anzi sicuramente era morta. Non sapevo quello che facevo, il quel momento il mio cervello se ne è andato in tilt. Problemi in famiglia? Mai avuti in 25 anni di matrimonio, e mai tra noi». «Secondo me ha fatto tutto da sola – ha ipotizzato Cannone – poi non lo so…»
Domani sarà eseguita l’autopsia. Il fermo è stato eseguito da personale della squadra mobile della Questura di Siracusa e del commissariato di polizia di Lentini.