venerdì, Novembre 22, 2024

Sicilia – Dati Covid falsi e i morti “spalmati”, chiusa l’inchiesta. Indagati Razza e altri 5

ruggero razza

La Procura della Repubblica di Palermo ha comunicato di aver chiuso le indagini riguardanti l’inchiesta sui dati Covid falsi, che sarebbero stati comunicati dalla Regione Siciliana al ministero della Salute nel pieno della pandemia, nel dicembre 2020. L’inchiesta risale al 30 marzo 2021 e aveva portato, tra le altre cose, alle dimissioni dell’Assessore alla Salute Ruggero Razza, revocate qualche mese dopo dal Presidente Nello Musumeci.

Razza è indagato per falso in concorso. Oltre a lui sono altri 5 gli indagati. Si tratta dell’ex dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il direttore del servizio IV del Dasoe, Mario Palermo; Salvatore Cusimano, dipendente dell’assessorato regionale all’Industria, nipote di Di Liberti e da lei chiamato a lavorare al suo fianco; Emilio Madonia, dipendente di una società privata che si occupava della gestione del flusso dei dati sul Covid e Roberto Gambino, dipendente dell’Asp di Palermo.

Per la Di Liberti e Madonia c’è anche la contestazione di avere indotto in errore il Ministero alla Salute, attraverso la comunicazione di dati falsi sull’emergenza pandemica.

Secondo l’accusa, sulle piattaforme informatiche regionali e ministeriali, nei mesi scorsi, sarebbero stati caricati dati falsi sul monitoraggio dell’epidemia Covid in Sicilia.

Alla luce delle errate comunicazioni inviate dalla Regione, il ministero della Sanità e l’Istituto superiore di Sanità classificarono la Sicilia a rischio basso e non moderato nella settimana dal 14 al 20 dicembre. Sono cadute invece le contestazioni relative ai dati falsi sui decessi in quanto prive di rilievo penale.

In molti ricorderanno che, quando fu pubblicata la notizia dell’apertura dell’inchiesta, fece molto scalpore la frase dell’assessore Razza intercettato mentre consigliava: di “spalmare” nei giorni “I dati sui morti di Covid”. L’assessore, travolto dalle polemiche, si scusò ammettendo che era stata una “frase infelice”.

Da lì poi le sue dimissioni, revocate qualche mese dopo da Musumeci. Gli indagati potranno presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Poi ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio.

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