Un’inchiesta a largo raggio, a seguito di una denuncia presentata nel 2019, quando un medico del policlinico universitario di Palermo segnalò anomalie in un concorso universitario per la nomina di un professore ordinario.
Svariati i reati contestati: corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio.
Da qui un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di un ex professore universitario e direttore del dipartimento di chirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e della figlia, medico in servizio presso l’azienda ospedaliera Civico-Di Cristina-Benfratelli di Palermo. Poi l’interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altri undici indagati, di cui cinque in servizio presso il dipartimento di chirurgia del policlinico palermitano. A questi si aggiungono altre dieci persone.
Un’articolata indagine conclusa con i provvedimenti adottati dal gip del tribunale di Palermo a cui hanno dato esecuzione i Nas di Palermo, Catania, Napoli e Roma ed il comando provinciale dei carabinieri di Palermo.
Dalla denuncia presentata nel giugno 2019, si avviò l’indagine coordinata dalla procura della repubblica di Palermo e condotta dai Nas; sarebbero emersi comportamenti per condizionare ed alterare i concorsi per la copertura di posti di professore universitario e ricercatori.
Inoltre l’anziano dirigente, nonostante non fosse stato presente, sarebbe stato ufficialmente inserito in equipe chirurgiche nei registri informatici del Policlinico, attestando falsamente la sua partecipazione ad interventi, compiuti in realtà da altri medici. Si sarebbe anche appropriato di somme di denaro per visite eseguite tra luglio 2019 ed ottobre 2020, senza riversare la percentuale prevista dalla legge all’azienda sanitaria.
Lo stesso dirigente, avrebbe anche usato la sua influenza su alcuni sanitari compiacenti, per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, false attestazioni di malattia, per giustificare, con l’esibizione della falsa certificazione medica al datore di lavoro, tra gli altri anche per l’assenza dal servizio.