sabato, Novembre 23, 2024

Patti: è ritornata la processione delle Varette, seppur in numero ridotto e con percorso diverso

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Ritrovare una normalità che “passa” anche attraverso antiche tradizioni cittadine. Così, dopo due anni, a Patti, è “tornata” la processione del Venerdì Santo, anche se su un percorso diverso dal solito e con due sole statue, il Crocifisso e l’Addolorata.

“Anche se non è stato possibile realizzare la processione delle varette nel modo in cui
eravamo abituati – evidenzia don Giuseppe Di Martino, parroco di “San Michele” – abbiamo voluto tenere lo sguardo fisso sul Signore Gesù che mediante la croce continua a dirci l’abissale amore incondizionato che Dio ha per ogni uomo. Lo abbiamo voluto guardare attraverso gli occhi materni della Vergine Addolorata”.

“Sono stati presenti nel nostro cuore – prosegue don Di Martino – tutti i martiri dei nostri giorni, tutti quegli uomini e quelle donne che ancora oggi vivono nel dolore nella morte, in
particolar modo i nostri fratelli e sorelle dell’Ucraina, che a causa della follia della guerra stanno sperimentando nella loro carne la Passione di Cristo”.

Secondo tradizione, durante la processione ci sono state le “stazioni” per meditare i momenti della Via Crucis, con le riflessioni e le preghiere preparate dai seminaristi.
Discreta la partecipazione di fedeli, anche se, purtroppo, come spesso accade, è proprio dell’indole del pattese “stare alla finestra” o aspettare sul marciapiede il passaggio della
processione.

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In piazza Marconi, il vescovo monsignor Guglielmo Giombanco, che vi ha preso parte assieme ai superiori del Seminario ed ai sacerdoti delle comunità parrocchiali
cittadine, ha dettato una riflessione, durante la quale ha rimarcato che “la strada del Calvario non si è chiusa definitivamente con il sacrificio di Cristo, ma è rimasta
aperta perché tante persone, segnate dalla sofferenza e dal dolore, la percorrono portando la propria croce. Cristo ci ha insegnato a percorrere questa strada con la forza
dell’amore. E’ questa forza che suscita nell’animo il coraggio, che genera nel cuore la speranza, che accresce la fiducia nella vita”.

“Quel Venerdì Santo vissuto da Cristo – ha aggiunto – sostiene e conforta tutti i “venerdì” di dolore che si susseguono nel cammino della storia, dove i crocifissi continuano ad esistere perché ancora vi sono tanti crocifissori”.

Monsignor Giombanco ha fatto riferimento all’Ucraina, alla Siria, alla Nigeria e a tante altre parti del mondo dove “tante persone soffrono a motivo di guerre fratricide e sono costrette a fuggire, a lasciare le loro case, per intraprendere strade lastricate dal dolore, dalla morte,
dalla distruzione e dall’incertezza del futuro”.

“Contemplando il Crocifisso – ha concluso il vescovo – chiediamo a Gesù il dono della sensibilità del cuore, affinchè nel mondo non si spenga l’amore e rinascano sentimento di solidarietà fraterna che ci fanno ritrovare noi stessi nella verità dell’amore di cui tutti abbiamo bisogno e ne sentiamo tanta nostalgia”.

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