venerdì, Novembre 22, 2024

Patti: una pianta di ulivo per ricordare chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia

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Gli alunni delle classi seconde della scuola primaria “Filippo Zuccarello” di Patti Marina, plesso che fa parte dell’istituto comprensivo “Luigi Pirandello”, hanno donato una pianta di ulivo al Parco Archeologico di Tindari.

Una donazione a futura memoria di quegli uomini e di quelle donne che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, in occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e
i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

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L’evento è stato il culmine di un percorso scolastico imperniato sull’importanza del rispetto
quotidiano delle regole e degli altri e sulla condivisione di valori ispirati dal coraggio e dall’esempio di grandi uomini. I piccoli cittadini, accompagnati dalle loro insegnanti, si sono recati al sito archeologico.

Nella consapevolezza che non sia sufficiente ricordare ma sia necessario anche agire, i bambini, con grande emozione, hanno piantato l’albero simbolo di pace e di rinascita. Un
gesto concreto di una scuola intesa davvero comunità educante, seguendo l’insegnamento di Falcone, per il quale “contano le azioni non le parole”. Un modo semplice per non dimenticare e per trasmettere un messaggio di legalità anche a tutti coloro che visiteranno un luogo così suggestivo.

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“Il compito formativo della scuola non può essere abdicato e comincia fin da piccoli, aiutando gli alunni a scoprire la bellezza di una vita basata sul rispetto della legge, sull’onestà, sul bene comune, sulla capacità di arrivare fino al dono di sé pur di non rinunciare alle proprie idee, ha sottolineato il dirigente scolastico Clotilde
Graziano; l’albero piantato è un piccolo segno che esprime chiaramente il desiderio di promuovere sempre la vita e di difenderla, fedeli ai propri principi. Grazie alle insegnanti
per la loro attività e grazie agli alunni, nella certezza che, indubbiamente, “resterà” loro qualcosa di quanto fatto che servirà per la vita”.

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