Nel ricostruire la vicenda sulla morte di 11 anziani per covid-19, che erano stati ospiti nella RSA Villa Pacis S. Francesco e nella Residenza Aluntina dove era scoppiato un focolaio durante la prima ondata covid, non si può non tenere in considerazione il limite delle conoscenze mediche all’epoca dei fatti.
Questo, in sintesi è quanto sarebbe emerso a conclusione dell’incidente probatorio nell’ambito della relativa inchiesta avviata dalla Procura di Patti. Il GIP Eugenio Aliquò nei giorni scorsi ha dichiarato concluso l’incidente probatorio, a suo tempo richiesto dal PM titolare dell’inchiesta Andrea Apollonio. Cruciale per l’udienza conclusiva è stato l’esame dei consulenti tecnici d’ufficio, la prof. Elvira Ventura Spagnolo e il prof. Antonio Cascio. Per le difese erano presenti i consulenti di parte dott. Mario Mondello e il prof. Giulio Cardia.
La professoressa Ventura Spagnolo e il professore Cascio hanno risposto alle domande del pm e dei difensori, ribadendo quanto scritto nelle oltre 300 pagine che compongono la loro consulenza e cioè che, tenuto conto di quanto emerge dalla documentazione acquisita agli atti, non si può non tenere in considerazione il limite delle conoscenze mediche all’epoca dei fatti, valutando nel complesso l’intera vicenda con il criterio c.d. “ex ante”. 3 le persone indagate nell’inchiesta per l’ipotesi di epidemia colposa.
Si tratta di Tindara Irò, presidente dell’Associazione dei Balocchi, che gestiva la “Residenza Aluntina”, difesa dagli avvocati Salvatore Librizzi e Salvatore Saccà, di Nunziatina Miracula, amministratore unico della Rsa “Villa Pacis San Francesco”, difesa dall’avvocato Salvatore Giannone e di Biagio Todaro, responsabile di gestione della “Residenza Aluntina”, difeso dall’avvocato Massimo Miracola. Si attendono ora le conclusioni della Procura.