Più di 150 anni sono trascorsi dal terribile naufragio del “vaporetto” nei pressi di Gliaca di Piraino. Un lasso di tempo in cui il mare ha conservato una parte della storia di questo piroscafo, quella silenziosa, fatta di acciaio ricoperto di alghe, spugne, organismi marini che attende chi possa dargli voce e restituire un’identità.
Una sfida colta da Giuseppe Condipodero Marchetta, istruttore subacqueo RAID Italia, appassionato della storia e delle bellezze del territorio, che ha deciso di approfondire le notizie sul misterioso “vaporetto”, chiamato così dagli abitanti del luogo, ed iniziare lo studio che ha portato all’ipotesi di identificazione del relitto come S.S. Cambria.
Circa sei mesi di ricerche fatte di rilevazioni sul posto, produzione di foto e video, raccolta di immagini e il reperimento di una consistente documentazione hanno permesso la ricostruzione dell’intera vita della nave a vapore dalla Svezia fino alla Sicilia dal 1858 al 1869, anno in cui a causa di una violenta tempesta si inabissò a seguito di un’avaria provocando la morte di 20 uomini su un totale di 32 persone a bordo, anche loro identificati.
La nave fiore all’occhiello della marina mercantile Svedese, sotto altro nome, fu acquistata da armatori britannici; subì diversi incidenti importanti e fu riconvertita più volte ad uso merci, passeggeri e nave di rappresentanza.
La S.S. Cambria svela a partire dai suoi resti sul fondo delle acque del Mar Tirreno uno spaccato di vita, società e cambiamenti storici nel campo della costruzione navale (uno dei primi grandi piroscafi in acciaio con propulsione ad elica) che arricchisce una pagina di storia della comunità locale di Piraino e apre nuovi scenari per progetti già in cantiere, tra cui la presentazione della pubblicazione dello studio attualmente in itinere.