venerdì, Novembre 22, 2024

Caltanissetta, beni confiscati alla mafia: in appello condanna a 8 anni e 10 mesi per Silvana Saguto

tribunale

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato a 8 anni e 10 mesi l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, imputata di corruzione, concussione e abuso d’ufficio. La ex giudice, che nel corso del processo è stata radiata dalla magistratura, era accusata di aver gestito illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati alla mafia scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi.

In cambio, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe ricevuto da loro favori e regali.

In primo grado l’ex magistrato era stata condannata a 8 anni e 6 mesi.

La sentenza conferma sostanzialmente, con lievi modifiche, quella di primo grado. Nel processo erano imputati a vario titolo anche personaggi ritenuti appartenenti al c.d. “cerchio magico” dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale del capoluogo siciliano. Tra loro l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, considerato il “re” degli amministratori giudiziari, che è stato condannato a 7 anni e 7 mesi, il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma, condannato, come in primo grado, a 6 anni e due mesi, il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma, condannato a 4 mesi.

Confermata la pena di 3 anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano, che in primo grado aveva avuto 6 anni e 10 mesi. Condannati anche a un anno e 4 mesi Walter Virga, figlio del giudice Tommaso Virga, processato separatamente e assolto col rito abbreviato ed a 4 anni e 2 mesi l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo; a 2 e 8 mesi il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca, a un anno e dieci mesi il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria. Condanne a 2 anni e 8 mesi per Maria Ingrao, moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata.

 

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