Sono trascorsi tre anni da quando l’intero territorio dei Nebrodi è stato sconvolto dalla notizia della sparatoria nel pieno centro storico di Ucria, che ha causato la morte di Antonino e Fabrizio Contiguglia, 62 e 27 anni, zio e nipote, uccisi dal 31enne di Paternò Salvatore Russo.
Nell’aprile del 2022 la Corte d’Assise di Messina, ha condannato Russo a trent’anni di reclusione. Alla base del duplice omicidio, che sconvolse la comunità nebroidea nella serata del 15 agosto del 2019, ci fu una banale lite scaturita per l’utilizzo di un parcheggio nel pieno centro di Ucria, dove Russo stava trascorrendo le vacanze estive insieme al cognato ed alle rispettive famiglie. Il 14 agosto Russo ed il cognato, Daniele Balsamo, ebbero uno scontro verbale con i componenti della famiglia Contiguglia per l’uso di un posto auto.
Così nella serata di ferragosto, insieme ad altri quattro familiari, Santino Contiguglia si recò a casa di Russo, chiedendogli di uscire per un chiarimento. Secondo la prima ipotesi formulata dagli inquirenti il paternese si impossessò della pistola a seguito di una colluttazione con i Contiguglia, tanto che inizialmente i suoi legali invocarono la legittima difesa. La ricostruzione balistica e le successive indagini, però, portarono a ben altre conclusioni.
Il pm scrisse che la pistola, una Beretta semiautomatica calibro 7.65, era detenuta illegalmente dello stesso Russo, che nella notte del 14 agosto fece ritorno a Paternò per tirarla fuori da una botola e portarla con sé ad Ucria: da qui l’ipotesi della premeditazione, poi scartata dai giudici della Corte d’Assise.
Dal processo di primo grado sono stati assolti invece da ogni accusa gli imputati Vittorio, Santino e Salvatore Contiguglia, che rispondevano di violenza privata in concorso. Per loro il pm aveva chiesto a pene tra i 6 e i 4 anni. Vittorio Contiguglia, padre di Fabrizio, una delle due vittime, era accusato anche di minacce.
Adesso si attende l’esito del processo d’appello.