Ricordare non è soltanto doveroso. E’ necessario. Lo è soprattutto perché tragedie come quella del 1 ottobre 2009 non si ripetano mai più. Sono passati tredici anni e il dolore è sempre lo stesso. Specie per i familiari di quegli uomini e quelle donne che sono state trascinati via dall’acqua e dal fango in una notte di inizio ottobre.
Quando lo scirocco lasciò il posto a una pioggia impetuosa che seminò morte, distruzione e disperazione a Giampilieri, Scaletta Zanclea, Santo Stefano Briga. Tre centri diventati il centro d’Italia per qualche giorno, quando qui tutti vennero a constatare e rilevare. Per poi andare via dicendo che non si può costruire su un fiume e pensare che vada sempre bene. Però intanto, quei 37 morti ci sono stati e oggi vivono nella memoria collettiva. Ma questo non basta.
Storie nelle storie. Come quella di Simone Neri. Il sottocapo della Marina Militare che morì dopo avere salvato otto vite umane. Fu travolto dal crollo di una parete mentre cercava di salvare un altro bambino. Gli hanno intitolato vie e piazze, persino un monumento sul lungomare barcellonese di Spinesante.
Citiamo i loro nomi uno per uno: Francesco e Lorenzo Lonia, Maria Letizia Scionti, Salvatore Scionti, Pasquale Simone Neri, Monica Balascuta, Carmela Maria Barbera, Santi Bellomo, Carmela Cacciola, Giuseppa Calogero, Concetta Cannistraci, Roberto Carullo, Luigi Costa, Ketty De Francesco, Elena De Luca, Francesco De Luca, Ilaria De Luca, Agnese Falgetano, Letterio Laganà, Maria Li Causi, Teresa Macina, Leo Maugeri, Christian Maugeri, Letterio Maugeri, Francesca Micali, Carmela Olivieri, Katia Panarello, Santina Porcino, Maria Restuccia, Carmelo Ricciardello, Martino Scibilia, Bartolo Sciliberto, Alessandro Sturiale, Onofrio Sturiale, Giuseppe Tonante, Salvatore Zagami. E un’ultima persona, mai riconosciuta.