Venticinque persone sono coinvolte in una indagine della Dda di Messina e i Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, con il supporto del Reparto Operativo Aereonavale di Palermo stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Messina.
Dieci di loro sono agli arresti domiciliari perché farebbero parte di un’associazione a delinquere dedita, in maniera sistematica ed organizzata, al traffico ed alla gestione abusiva (raccolta, trasporto, sversamento ed occultamento) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali.
Da qui anche il sequestro preventivo di mezzi e complessi aziendali per un valore di stima pari ad oltre 2 milioni di euro; poi ci sono quindici misure interdittive del divieto temporaneo ad esercitare attività imprenditoriale o di ricoprire uffici direttivi nei di titolari di ditte e rappresentanti di società del settore edilizio, clienti dell’organizzazione criminale e che si sono avvalsi di essa per lo smaltimento illecito di rifiuti speciali.
Si è partiti con la stazione navale della guardia di finanza di Messina che ha individuato e segnalato l’esistenza di una discarica abusiva in località Gravitelli. Sono scattati ulteriori approfondimenti con il nucleo di polizia economico-finanziaria di Messina e si è scoperto come i titolari delle società coinvolte nell’illecito sversamento risultassero già noti perchè soggetti vicini a blasonati clan di matrice mafiosa attivi nella zona sud di Messina.
Dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia milazzese arrestato dalla Dda di Messina nel 2018 si indicava il capo e promotore del sodalizio sottoposto ad indagini come personaggio di riferimento del clan Romeo-Santapaola per l’esecuzione dei lavori di movimento terra in provincia di Messina.
Proseguite le indagini è emersa una serie indeterminata di gravissimi reati di inquinamento che hanno causato l’irrimediabile compromissione di una vasta area di terreno a Messina in contrada San Corrado – località Gravitelli, peraltro sottoposta ai vincoli previsti per i siti di interesse comunitario e le zone di protezione speciale.
Da riprese video, intercettazioni telefoniche e ambientali, ricostruzioni documentali e accertamenti bancari è emerso come, nonostante nei confronti degli indagati fossero già intervenute precedenti iniziative dell’autorità giudiziaria, continuassero ad utilizzare, abusivamente ed indisturbati, un’area adibita a discarica abusiva, anche attraverso continui sconfinamenti in altre proprietà limitrofe.
Dalle immagini satellitari della zona riferibili agli anni 2011 – 2019, si è acquisita la prova come lo spazio in questione risultasse significativamente alterato e progressivamente occupato da rifiuti di diverso genere, giunti ad occupare un’area di oltre 38.000 metri quadrati.
Mancava l’autorizzazione a scaricare in quest’area, peraltro occupata senza alcun titolo e le comunicazione all’Arpa per l’utilizzo di terre e rocce da scavo. Nel corso delle indagini sono stati riscontrati il monitoraggio degli scarichi abusivi, un illecito sversamento di materiale derivante da attività di sbancamento terra, avviata presso diversi cantieri edili cittadini, un indebito sversamento di una ingente quantità di rifiuti speciali, composti da sterro, mattonelle, laterizi, plastiche di qualsiasi genere, contenitori, buste e teli, polistirolo, cartone, cartongesso, tubi, pietrisco vario, scarifica, autovetture, pedane di legno, parti di mobili per un totale di circa 2.978 metri cubi, pari a 5.333.400 kg, per un guadagno illecito pari a circa 220.000 euro.
Grazie agli imprenditori edili si riducevano le spese di trasporto e smaltimento dei rifiuti da demolizione in totale spregio delle regole e della salvaguardia ambientale. Tutto è avvenuto in una zona vicina ad una discarica abusiva scoperta al villaggio abitato Gravitelli, situato nella parte alta del torrente Portalegni – oggi coperto – sulle colline ad ovest di Messina, a soli due chilometri dal centro cittadino.