Il caro-energia rischia di cancellare 63mila piccole imprese siciliane, quasi il 23 per cento del totale, e di lasciare senza lavoro 165.240 addetti. È l’allarme lanciato da Confartigianato Sicilia, basato su un nuovo report sul comparto delle micro e piccole imprese, appena reso noto.
Oggi scatta ufficialmente l’appello alla deputazione regionale e nazionale affinché “Nessuna impresa chiuda”.
Intanto lo studio dell’Osservatorio economico di Confartigianato, individua 10 comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo di gas ed energia elettrica. Si tratta dei settori maggiormente energivori dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, cemento, refrattari, ecc), carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Inoltre ci sono i settori di commercio che vengono messi maggiormente sotto pressione dall’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti; come bar, ristoranti, hotel, piscine, palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico.
A questi si aggiungono i settori del sistema dei trasporti colpiti dall’aumento del costo del gasolio, trainato dall’escalation dei prezzi di gas ed elettricità delle ultime settimane: si tratta delle imprese dei comparti di trasporto merci su strada e servizi di trasloco, taxi, noleggio di autovetture e autobus con conducente, il trasporto marittimo e per vie d’acqua. Colpita anche logistica. L’organizzazione si prepara alla manifestazione unitaria a Palermo del prossimo 7 novembre.