Potrebbe ripartire da zero il processo a carico di Luigi De Domenico, il 57enne messinese condannato nel gennaio scorso a ventidue anni per le accuse di omicidio aggravato e lesioni gravissime.
De Domenico era accusato di omicidio per la morte della sua compagna, un’avvocatessa di Messina morta di Aids nel 2017.
De Domenico infatti avrebbe trasmesso l’Aids alla donna, rimasta tenuta all’oscuro della malattia dell’uomo e morta anni dopo senza aver potuto ricorrere alle cure del caso.
Dall’inchiesta è emerso che anche la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids nel 1991. Alle persone che nei due decenni successivi hanno intrattenuto relazioni con lui, De Domenico ha sempre detto che la prima moglie era morta a causa di un tumore.
Un vero e proprio untore, secondo quanto ricostruito: De Domenico avrebbe avuto rapporti non protetti con altre cinque donne, quattro delle quali contagiate.
Una vicenda orribile, una condanna che però potrebbe essere annullata. Durante il processo d’appello l’avvocato Carlo Autru Ryolo, che difende De Domenico, ha posto in evidenza il fatto che uno dei giurati nel corso del processo avrebbe compiuto 65anni, età massima prevista dalla legge per ricoprire la carica.
Tesi condivisa dal procuratore generale Maurizio Salamone, che ieri ha chiesto l’annullamento della sentenza. Il 29 novembre, dopo gli interventi di avvocati e Parte civile, la Corte di Secondo grado si pronuncerà sull’istanza: annullare tutto e riportare il processo alla fase di primo grado oppure andare avanti con il processo d’appello.