Sarebbero all’incirca 160 mila i siciliani che rischiano di perdere il reddito di cittadinanza. Si tratta della quota dei cosiddetti “occupabili”, quelli quindi che potrebbero lavorare ma che per varie motivazioni non hanno ancora trovato un’occupazione. La media dell’assegno erogato in Sicilia è di 597 euro mensili, questo significherebbe che lo Stato solo per la Sicilia si ritroverebbe in cassa un risparmio di 95 milioni di euro.
Nel 2023 intanto le principali novità saranno due: la creazione di fatto di due platee distinte di beneficiari, occupabili e non, e la corresponsione del sostegno “a tempo”, almeno per i primi. A tutti i destinatari considerati abili al lavoro, quelli compresi tra 18 e 59 anni, il reddito sarà corrisposto per massimo 8 mensilità nell’arco dell’anno.
Queste modifiche sono state approvate in consiglio dei ministri nella manovra di bilancio, tra le misure più rilevanti contemplate dalla legge targata Meloni.
In estrema sintesi, il sostegno ai poveri sopravvivrà al massimo per un anno e già nel corso del 2023 non verranno accettate più le domande. Dal 2024, al posto di tale sussidio, ci saranno due strumenti: uno per la lotta alla povertà, destinato a coloro che non possono lavorare; l’altro per le politiche attive, per le persone occupabili. È dunque la fine del Reddito di cittadinanza che era stato introdotto nel gennaio 2019 dal governo Conte1.
I percettori dell’assegno che non sono abili al lavoro, continueranno invece a ricevere la prestazione fino alla fine del 2023, poi, dal 2024, saranno assistiti con una nuova forma di sussidio, dedicato esclusivamente ai poveri, le cui modalità di accesso e di funzionamento saranno probabilmente individuate in uno dei disegni di legge di accompagnamento alla manovra. La revisione ha provocato la levata di scudi dell’opposizione, a partire dal M5S, ma anche dell’associazionismo
Alla luce di questo provvedimento si stanno mobilitando diverse associazioni che stanno promuovendo la manifestazione del 29 novembre a difesa del Reddito di Cittadinanza.