Era stata inaugurata il 9 marzo 2019, sotto la sindacatura di Carmelo Rizzo Nervo, da poco rieletto primo cittadino di Tortorici, ma l’elisuperficie di contrada Sciara presenta evidenti segni di cedimento, forse dovuti a fenomeni di dissesto idrogeologico.
Almeno questa sembra l’ipotesi più probabile per il geometra Sebastiano Calà Scarcione, già consigliere comunale ed assessore a Tortorici dal 2004 al 2009, che nella giornata di ieri ha scattato alcune foto poi pubblicate sui suoi profili social e che mettono in evidenza avvallamenti, deformazioni e fratture nell’aera dell’infrastruttura ed anche sulla strada comunale che conduce all’ingresso all’ingresso.
“Avevo fatto dei sopralluoghi per espletare l’incarico relativo all’accatastamento dell’immobile predisposto dalla commissione prefettizia straordinaria soltanto a maggio scorso e la struttura non era in queste condizioni. Probabilmente ci sono dei fenomeni di assestamento o smottamento del terreno, che vanno però attenzionati quanto prima. La struttura dovrebbe essere messa al riparo da ulteriori danni” ha dichiarato il geometra Calà Scarcione da noi contattato telefonicamente.
L’elisuperficie, tanto attesa dai cittadini oricensi e dell’intero comprensorio per la sua innegabile funzione di presidio per il territorio, ha visto la luce nel 2019 dopo un iter per realizzarla molto travagliato e controverso, ora per il costo, ora in ragione del luogo scelto per realizzarla, ma anche per l’esecuzione dei lavori e per la frana che interessò il sito. Un progetto esecutivo del 2010 del valore di circa 700 mila euro. Le somme furono in parte finanziate dalla protezione civile regionale (170 mila euro) sotto l’amministrazione di Maurilio Foti, che aveva comunque scelto un altro sito e con l’ulteriore previsione di spesa per la realizzazione dell’opera quantificata in 530 mila euro: 330 mila a carico del fondo di protezione civile e 200 mila a carico del bilancio del comune di Tortorici. Assegnati i lavori per 556 mila euro nel 2015 fu approvata una perizia di variante per 129 mila euro. Le somme erano state stanziate dalla Regione, ma – secondo una sentenza del CGA – in assenza di uno specifico vincolo di destinazione, questi importi sono finiti nella massa attiva dei mezzi finanziari per il risanamento dell’Ente, di cui fu dichiarato il dissesto nel 2016.