venerdì, Novembre 22, 2024

Duplice omicidio e suicidio a Riposto. Si cerca il movente. Comunità sotto shock

Auto carabinieri in notturna

A Riposto, nel catanese, c’è dolore e sgomento per il duplice omicidio di due donne avvenuto questa mattina. Un dramma nel dramma, con il presunto killer, Salvatore La Motta, 63 anni, che si è sparato un colpo di pistola di fronte ai Carabinieri della locale stazione che gli chiedevano di mettere giù l’arma, subito dopo i delitti.

Un uomo che stava scontando l’ergastolo e a cui era stato concesso il beneficio della semilibertà, per lavorare fuori dal carcere e rientrare di sera. Una condanna per omicidio e un fratello ritenuto esponente di spicco del clan Santapaola-Ercolano, secondo l’agenzia AGI e che era in permesso premio di una settimana ed oggi era l’ultimo giorno.

Pare volesse costituirsi dopo aver sparato alle due donne, ma non è ancora chiaro cosa possa averlo spinto ad ucciderle.

Sembra che La Motta avesse avuto una relazione con una delle due donne, ma tutto è al vaglio degli investigatori, che stanno scavando nella vita dei tre per tentare di fare chiarezza su quanto accaduto. La prima a morire è stata Carmelina Marino, 48 anni, con un colpo di arma da fuoco alla testa mentre era in auto, una Suzuki Ignis, sul lungomare Pantano a Riposto. Poi Santa Castorina, 50 anni, mentre era via Roma a Riposto. La donna si era recata li con la sua auto, una Fiat Panda portando con sé il suo cagnolino.

Anche lei sarebbe stata colpita alla testa e lasciata in auto agonizzante. Qualcuno si sarebbe accorto della donna ferita gravemente, allertando il 118. Pare fosse ancora viva quando i soccorritori sono arrivati sul posto e che sia spirata mentre tentavano di rianimarla.

Salvatore La Motta è stato arrestato il 16 giugno 2000, dopo la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Appello di Catania per essere stato riconosciuto come uno dei componenti il “gruppo di fuoco” che il 4 gennaio del 1992 davanti a un bar del paese uccise Leonardo Campo, di 69 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei capi storici della malavita di Giarre. Sembra che durante il processo gli era stato ordinato di abitare soltanto a Riposto.

“Sono sconvolto per quanto è accaduto. Lo è l’intera comunità, che nulla ha a che fare con l’immagine violenta che in queste ore viene trasmessa sui media.” Scrive via social Enzo Caragliano, sindaco della cittadina etnea. “Non conoscevo né le vittime né il presunto omicida. Purtroppo, ancora una volta, vengono colpite delle donne; ancora una volta si assiste a un atto di forza contro le donne. Aspettiamo che sulla vicenda sia fatta chiarezza e che gli investigatori ricostruiscano l’esatta dinamica di quanto accaduto – prosegue Caragliano -. Nessun atto di violenza può essere giustificato, nessuna motivazione è mai accettabile. Forse si può pensare al gesto di un folle, perché solo la pura follia può esserci dietro a una simile violenza. Sono vicino alle famiglie delle vittime, esprimo loro cordoglio a nome dell’intera collettività”.

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