venerdì, Novembre 22, 2024

Ospedale “Barone Romeo” di Patti: il caso sollevato dal comitato “Areté” e la risposta dei vertici sanitari e dei medici

ospedale-patti

Il comitato “Aretè” di Patti ieri si è fatto interprete dell’amarezza espressa da una concittadina che ha inviato una lettera, girata, sempre nella giornata di ieri, anche all’assessore regionale alla salute Giovanna Volo, al commissario straordinario dell’Asp di Messina Bernardo Alagna e al direttore sanitario dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti Giovanni Merlo.

Nella lettera la concittadina ha evidenziato di non essere riuscita a portare il conforto al proprio fratello, ricoverato alcuni giorni fa presso l’unità di terapia intensiva coronarica dell’ospedale “Barone Romeo”, che, a seguito del peggioramento delle sue condizioni di salute, è poi deceduto. La signora si è confrontata con i medici del reparto di cardiologia che le hanno spiegato, viste le problematiche legate al Covid, che sarebbe stato impossibile accedere al reparto.

A seguito della pubblicazione della lettera, questa mattina il direttore sanitario del “Barone Romeo” Giovanni Merlo ha incontrato la signora nei locali della direzione sanitaria; quest’ultima ha avuto modo di rappresentare quanto accaduto e pur non esprimendo alcun dubbio sulla qualità delle cure prestate, ha espresso rimpianto per non aver potuto porgere un ultimo saluto al fratello che da li a poco sarebbe morto. In avanti la signora si è anche incontrata con il primario del reparto di cardiologia.

Il vertice aziendale ed il direttore sanitario dell’ospedale di Patti, nell’esprimere il proprio dispiacere per quanto accaduto, rappresentano che vi sono limitazioni ministeriali ed assessoriali all’accesso dei parenti dei degenti nei reparti ospedalieri, specialmente in quelli più critici, come nel caso delle terapie intensive, che trattano pazienti particolarmente fragili ed immunodepressi, più suscettibili a contrarre infezioni.

Ma questo non dovrebbe mai impedire ad un congiunto di porgere l’ultimo saluto al proprio caro che giunge a condizioni estreme. Tuttavia il direttore dell’unità operativa complessa di cardiologia ha riferito ai vertici gerarchici che, con manifestazione di volontà, lo stesso paziente, poi defunto, ha raccomandato ai medici curanti di mantenere uno stato di riservatezza sul proprio stato di salute, anche nei confronti dei prossimi congiunti.

Infine il direttore sanitario, congedando la signora, ha preso precisi impegni per ulteriori azioni di sensibilizzazione sulla tematica assistenziale e gli incontri dei parenti con i propri cari ricoverati in ospedale.

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