Sono stati arrestati all’alba di questa mattina dai carabinieri del ROS con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver agevolato Cosa Nostra. Si tratta di Emanuele Bonafede, 50enne originario di Castelvetrano e nipote del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, e di sua moglie Lorena Ninfa Lanceri, 48 anni. Per la Procura di Palermo, guidata da Maurizio De Lucia, sarebbero stati fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro.
Ad incastrare la coppia una foto del boss mentre tiene in mano un bicchiere e fuma un sigaro che sarebbe stata scattata a casa dei due coniugi. La foto, nel salotto dell’abitazione, risalirebbe a qualche anno fa e mostra solo il corpo del boss – all’epoca latitante – al quale sarebbe stato tagliato il volto di proposito.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai PM Piero Padova e Gianluca De Leo. Secondo gli inquirenti, i due avrebbero ospitato Matteo Messina Denaro “in via continuativa e per numerosi giorni”, nella loro casa di Campobello di Mazara, quando il padrino era latitante.
Il boss sarebbe andato abitualmente a pranzo e a cena nell’appartamento dei due, entrando e uscendo indisturbato grazie ai controlli che i Bonafede svolgevano per scongiurare la presenza in zona delle forze dell’ordine.
Secondo gli inquirenti la coppia avrebbe dunque al boss “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza”.
Lorena Lanceri, inoltre, secondo gli inquirenti, era inserita nel circuito di comunicazioni che avrebbe consentito all’ex latitante di mantenere contatti con alcune persone a lui molto care. Oltre a essere nipote del boss di Campobello, Emanuele Bonafede è fratello di Andrea Bonafede, arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di aver fatto avere al capomafia le prescrizioni sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, finito in carcere a sua volta per concorso esterno in associazione mafiosa, ed è cugino di quell’Andrea Bonafede, geometra di Campobello, che ha prestato l’identità a Messina Denaro per consentirgli di sottoporsi alle terapie per curare la sua malattia.