“Mio fratello Aldo, ancora lucido e cosciente, aveva posto firma chiara e leggibile, autorizzando tutti i parenti ad avere informazioni sul suo stato di salute.” Questo ha scritto Rosaria Lo Presti, ad un mese dalla morte del fratello Aldo, in una lettera inviata al direttore della nostra testata giornalistica, smentendo, carte alla mano, le affermazioni dei sanitari pattesi, evidenziate nell’articolo “Ospedale Barone Romeo di Patti: il caso sollevato dal comitato Aretè e la risposta dei vertici sanitari e dei medici”.
Infatti, dal “consenso al trattamento dei dati personali” che ha allegato alla sua lettera e che pubblichiamo qui sotto, si evince, laddove sono indicate le “informazioni dello stato di salute”, che “autorizzo a fornire notizie relative alla mia salute – tutti i familiari”.
Nell’articolo pubblicato sul nostro sito il 2 marzo scorso, era stato scritto come il comitato “Aretè” di Patti si fosse fatto interprete dell’amarezza espressa da una concittadina – Rosaria Lo Presti – che aveva inviato una lettera, girata anche all’assessore regionale alla salute Giovanna Volo, al commissario straordinario dell’Asp di Messina Bernardo Alagna e al direttore sanitario dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti Giovanni Merlo.
Nella lettera evidenziò di non essere riuscita a portare il conforto al proprio fratello, ricoverato alcuni giorni fa presso l’unità di terapia intensiva coronarica dell’ospedale “Barone Romeo”, che, a seguito del peggioramento delle sue condizioni di salute, è poi deceduto. La signora si è confrontata con i medici del reparto di cardiologia che le hanno spiegato, viste le problematiche legate al Covid, che sarebbe stato impossibile accedere al reparto.
Da li gli incontri con il direttore sanitario del “Barone Romeo” Giovanni Merlo e con il primario del reparto di cardiologia, in cui le hanno rappresentato le limitazioni ministeriali ed assessoriali all’accesso dei parenti dei degenti nei reparti ospedalieri, specialmente in quelli più critici, pur rimarcando che “questo non dovrebbe mai impedire ad un congiunto di porgere l’ultimo saluto al proprio caro che giunge a condizioni estreme”.
In avanti c’è stata la circostanza riferita dal direttore dell’unità operativa complessa di cardiologia “ai vertici gerarchici che, con manifestazione di volontà, lo stesso paziente, poi defunto, ha raccomandato ai medici curanti di mantenere uno stato di riservatezza sul proprio stato di salute, anche nei confronti dei prossimi congiunti.”
“In un primo momento anche se con un pò di scetticismo, avevo creduto a questa parole, ha scritto ancora la signora Lo Presti nella sua lettera, ma successivamente, logorata dal dolore delle affermazioni di mio fratello, ho deciso di richiedere copia conforme della cartella clinica alla direzione sanitaria dell‘ospedale di Patti e dopo aver letto la copia della cartella, sono stata assalita da una grande gioia e nel contempo da un’infinita delusione. Gioia, perché ho potuto constatare con i miei occhi che nel consenso informato, mio fratello Aldo ancora lucido e cosciente – come si evince alla voce esame neurologico al suo ingresso in ospedale – aveva posto firma chiara e leggibile, AUTORIZZANDO TUTTI I PARENTI AD AVERE INFORMAZIONI SUL SUO STATO DI SALUTE. Delusione per quanto è stato dichiarato dai sanitari pattesi, sottolineando nel contempo come ancora oggi sussistano le difficoltà dei parenti che vogliono recarsi in visita ai propri cari ricoverati nei reparti del Barone Romeo di Patti.”