In primo grado era stato condannato ad otto mesi di reclusione e al risarcimento dei danni alla parte civile; in appello è cambiato tutto, assolto perché il fatto non sussiste. Questo l’epilogo di una vicenda giudiziaria a carico di un imprenditore di Gioiosa Marea, difeso dall’avvocato Vincenzo Amato, per fatti accaduti nel novembre 2014 doveva rispondere di lesioni personali aggravate, violenza privata e danneggiamento.
In primo grado il giudice monocratico del tribunale di Patti Giovanna Ceccon, con sentenza dell’11 maggio 2022, aveva condannato l’imprenditore a otto mesi di reclusione ed al risarcimento danni a favore della parte civile, costituitasi con l’avvocato Giuseppe Tindaro Ignazitto.
L’imputato, ritenendo che la condanna fosse ingiusta ed erronea, ha proposto appello. Il suo difensore, l’avvocato Vincenzo Amato, nel prospettare il suo appello, ha evidenziato come l’unico dato certo emerso in dibattimento fossero state le discussioni animate tra l’imputato e la persona offesa per regolare i loro rapporti economici e che sussistessero contraddizioni ed incongruenze tali da non consentire di affermare la colpevolezza dell’imputato “oltre il ragionevole dubbio”.
Da qui la Corte di Appello di Messina, con sentenza del 12 aprile scorso, in accoglimento dell’appello ha riformato la sentenza del Tribunale di Patti assolvendo l’imputato perché il fatto non sussiste e revocato le statuizioni civili.