Chi pensa di fare politica, dice il senatore Casini, “dovrebbe prima pensare a formarsi professionalmente; dopo aver consolidato la sua posizione, può pensare di candidarsi in modo da non dipendere esclusivamente da ciò che tanti, desiderano fare quasi fosse una professione ma, pochi riescono perché possiedono le qualità necessarie”. Un incontro all’Università di Messina con una platea composta da docenti universitari di materie giuridiche e politiche, da dottorandi e da giovani studenti.
Casini, nel percorrere il suo percorso tra prima e seconda repubblica, “ricorda alcuni dei personaggi che hanno lasciato una traccia ben definita nel panorama politico nazionale ed internazionale”. Quella che manca a questa politica, afferma Casini, “è la mancanza di conoscenza del territorio; una volta il politico attento, conosceva il territorio, i bisogni e le esigenze degli abitanti ma anche di ogni singolo elettore che si rivolgeva al proprio rappresentante, per risolvere piccoli e grandi problemi”.
Oggi, dice Casini, “quasi nessun eletto riesce a muoversi con disinvoltura nella sua circoscrizione anche perché, con il sistema elettorale attuale che attribuisce il 37,5% dei seggi con il sistema maggioritario e la restante parte, il 62,5% con il sistema proporzionale a liste bloccate, sono le segreterie dei partiti politici a scegliere i candidati”. La politica è un campo d’azione molto serio e deve essere fatta con coscienza. Casini afferma che “nell’era attuale la scienza ha inventato l’intelligenza artificiale ma, nessuno può inventare come fare politica”. Don Milani, prosegue il Presidente Casini, “ha detto che fare politica significa non rimanere con le mani in tasca ma, rimboccarsi le maniche per operare nell’interesse della propria nazione e dei suoi cittadini”.
La politica, afferma Casini, “è passione, vocazione e può anche diventare una professione”. Casini passa in rassegna la politica estera fondamentale soprattutto in questo periodo storico; “alcuni stanno attentando alla democrazia in maniera sconsiderata”. Il mondo è cambiato nell’89 subito dopo la caduta del muto di Berlino, dichiara Casini, “cambiamento che da una parte vedeva la democrazia e dall’altra la dittatura. Avendo avuto la meglio la democrazia oggi, questa forma di libertà di pensiero, è insediata sia da nemici esterni come Putin e Cina che, da nemici interni i quali, con atti e comportamenti irresponsabili, creano confusione e mortificano l’operato di coloro che credono nei valori costituzionali”.
Alcuni fatti, prosegue Casini, “hanno messo in evidenza situazioni che nessuno avrebbe mai ipotizzato potessero accadere; basta guardare a Trump Presidente dello Stato più democratico al mondo, gli Stati Uniti, che ha sostenuto l’assalto simbolo più alto della democrazia: il parlamento”, Cosa ancora più grave, dichiara Casini, “è il fatto che alcuni, anche in Italia, hanno giustificato questo attacco. Subito dopo, la stessa cosa è successa in Brasile, troppi episodi messi insieme poi diventano pericolosi”. Casini, “sostiene con forza il fatto che la democrazia va difesa a qualunque costo”.Il Presidente “ritiene che la scelta atlantica sia stata quella che ha portato alla crescita dell’Europa. Ma non può essere l’Europa che guarda solo agli aspetti economici ma, deve avere più cuore sostenendo scelte che puntino ad una uniformità di interessi e di crescita”.
Altro elemento non trascurabile, afferma il Presidente Casini, “è stata la questione libica, scappata di mano a tutti per cui, adesso occorre mettere in campo scelte politiche importanti in modo da scardinare ogni forma di illegalità”. Casini parla del mondo cattolico, di come il rapporto con la politica sia molto cambiato; una volta i cattolici, dichiara Casini, “votavano DC adesso, i cattolici sono presenti in tutti gli schieramenti per cui diventa difficile trovare un’identificazione partitica”. Ricorda Papa Giovanni Paolo II, il suo rapporto personale con il pontefice polacco, e l’incontro in parlamento quando presiedeva la Camera dei Deputati. Un pensiero Casini, “rivolge pure a Papa Benedetto XVI il quale, dai più era visto come un integralista ma, con la sua decisione di dimettersi, ha stravolto il senso della sovranità spirituale del Pontefice”. Profetica, prosegue il Presidente Casini, “la presenza di Papa Francesco sia nella chiesa che nel mondo”. Casini riserva una riflessione pure ai “governi tecnici” usando una metafora che serve a far capire qual è il suo pensiero.
Casini dice che “questo tipo di governo è come un antibiotico, qualche volta bisogna prenderlo perché serve a regolare uno stato di malessere ma, non bisogna abusarne perché poi si rischia di perdere le difese immunitarie”. Altra frecciata Casini la riserva all’antipolitica “cita alcuni episodi che sono stati significativi per un cambiamento annunciato ma non realizzato”. Ricorda quando Grillo si fece portare in canotto a Piazza Maggiore a Bologna, circostanza che ha segnato l’inizio e l’ascesa del Movimento Cinque Stelle. Ascesa, afferma Casini, “che non è stata contrassegnata da comportamenti più volte sbandierati e quasi mai realizzati”. Riporta la prima volta di Fico, presidente della camera dei Deputati; arrivò alla Camera, riferisce casini, “prendendo l’autobus alla stazione Termini per far capire che lui veniva dal popolo e si comportava come il popolo. Circostanza che avvenne solo una volta in quanto, anche per motivi giustamente legati alla carica ricoperta, utilizzò la macchina di servizio”.
Anche Di Maio, da ministro degli Esteri, che Casini “ritiene nonostante un inizio incerto e difficile, alla fine sia stato un buon ministro, la prima volta che andò in visita ufficiale in Cina, viaggiò per venti ore in seconda classe con un volo di linea. Peccato che dopo quella inutile fatica, ha dovuto discutere questioni molto delicati di politica internazionale”. Le volte successive, dice Casini, “giustamente, considerato il ruolo molto delicato cui era chiamato ad assolvere, ha utilizzato i voli di Stato”. Alla luce di queste considerazioni, Casini ritiene che “un movimento nato per combattere il sistema, alla fine ha compreso l’importanza di guardare al sistema utilizzandone vantaggi e svantaggi”. Casini da “ultimo democristiano” ritiene che “l’eredità non si riceve ma si prende, leader o si è o nessuno ti passa lo scettro; la Meloni è stata brava, nel momento più difficile degli schieramenti politici, ad occupare gli spazi lasciati vuoti dal M5S, da una parte del PD, di Forza Italia e daSalvini”. Questa è la politica dei partiti espressione di singole persone che oggi, afferma Casini, “magari si trovano all’apice della credibilità ma, al primo passo falso, piombano nel baratro”.Manca una scuola di politica, prosegue Casini, “mancano imovimenti giovanili che consentivano ai giovani di crescere e acquisire le giuste conoscenze per dare poi, il loro contributo in politica”.
A tal proposito Casini suggerisce agli Atenei, Messina in primis, “di prevedere una scuola di formazione post laurea che funga da fucina, per aiutare i giovani laureati ad iniziare un percorso di crescita e conoscenza”.Il Presidente Casini conclude il suo intervento dichiarando “che oggi, essere di centro significa considerare l’avversario non un nemico ma un rivale da rispettare; considerata la posizione radicale del PD, quella della Meloni e di Salvini, il centro offre uno spazio enorme ma, per conquistarlo bisogna essere credibili perché non ci sono più rendite di posizioni ma lavoro costante”. Quando gli ricordiamo che avrebbe potuto essere il candidato più credibile a ricoprire la carica di Presidente Nazionale, Casini con un sorriso e con la correttezza intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, ci dice che “non esiste la categoria dei candidati a Presidente della Repubblica ma esistono le categorie dei Presidente della Repubblica e lui, non ne ha mai fatto parte”.
Salvo Saccà