venerdì, Novembre 22, 2024

Earth Day 2023: investire nel pianeta o firmarne il drammatico testamento

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Si celebra oggi, sabato 22 aprile, la 53esima Giornata Mondiale della Terra, il cui tema, quest’anno, suona inequivocabilmente come un appello, ormai disperato, a investire nel pianeta.

C’è poco, in effetti, da celebrare o festeggiare che dir si voglia, ed è tardi pure per promulgare più o meno diffuse consapevolezze. Non c’è più tempo, d’altronde, per i mezzi termini: chi nega o ignora o sottovaluta la gravità della situazione – va detto – è rimasto indietro.

Non si può più rimanere, però, neanche in aria: è indubbio, ormai, che il denaro abbia voce in capitolo pure quando si parla di cambiamento climatico e che la sostenibilità sia l’unica garante di ricchezza (in tutti i sensi) come per il genere umano così per le imprese. Non c’è armatura che possa difendere l’economia dai danni catastrofici a cui stiamo tutti ciecamente andando incontro, ma un’immediata rivoluzione delle pratiche economiche può ancora fare una differenza. Una delle tante, sì, ma, come tutte, indispensabile.

Ciascuno di noi, dopotutto, è chiamato a farne, senza nascondersi dietro la scusa che fa del singolo una causa trascurabile di effetti sugli ecosistemi. C’è un elefante, dietro quel dito. Almeno finché non si estingueranno anche loro. Già, perché il numero di specie a rischio di estinzione non è mai stato così alto dalla comparsa dell’uomo sul Pianeta, ed è davvero difficile, a giudicare dagli studi in circolazione, non additare un colpevole.

Le attività umane, si legge in uno di questi lavori, hanno alterato il 75% della superficie terrestre e il 66% dei mari della Terra, determinando la perdita di circa l’80% della biomassa dei mammiferi e del 50% della biomassa vegetale.

No, indietro non si può tornare, ma si può andare avanti diversamente, consapevoli che ogni singola scelta, piccola o grande che sia, è come quel battito d’ali di farfalla che si dice possa provocare un uragano dall’altra parte del mondo. E non ne abbiamo un altro da guastare.

Articolo di Federica Margherita Corpina

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