I conti non tornano a Librizzi ed il comune rischia la bancarotta. Lo ha denunciato il movimento politico “Librizzi Rinasce” che è partito all’attacco, chiedendo le dimissioni del sindaco Renato Di Blasi.
Trascorsi due mesi dall’udienza al Cga e nell’attesa che si dica se i cittadini debbano ritornare al voto oppure proseguire con l’attuale esecutivo, tiene banco l’ordinanza della corte dei conti del 5 aprile scorso.
Visti i rilievi dell’organo contabile, per Francesco Tricoli, già candidato a sindaco e rappresentante del movimento politico, c’è la prova di quanto denunciato in campagna elettorale e cioè che la gestione finanziaria del comune di Librizzi fosse allo sbando e che sarebbe stato redatto un piano di riequilibrio farlocco non rispondente alla realtà.
Una considerazione che, secondo Tricoli, si evidenzia nei gravi profili di criticità evidenziati dalla Corte dei Conti, relativi alla gestione finanziaria del comune, negli esercizi compresi nell’arco temporale dal 2017 al 2019:
Costante ritardo nell’approvazione dei documenti contabili, mancata previsione di accantonamenti per passività potenziali, mancato riconoscimento e finanziamento di debiti fuori bilancio, possibile sottostima del fondo contenzioso, non corretta determinazione del disavanzo con consequenziale mancato recupero, anomala presenza di un fondo cassa costante, inadeguatezza del sistema informativo per la rilevazione dei rapporti finanziari, economici e patrimoniali tra il comune e le sue società partecipate, perplessità sulla determinazione della cassa vincolata e dei fondi vincolati.
Tricoli non le manda a dire, accusando Di Blasi di aver adottato scelte sbagliate e di aver affossato completamente il comune. I risultati per Tricoli sono sotto gli occhi di tutti: oltre ai rilievi della Corte dei Conti, ci sono tasse al massimo per i cittadini, investimenti paralizzati, spese per manutenzioni bloccate, precari non stabilizzati a rischio del posto di lavoro, arretrati contrattuali dei dipendenti non liquidate e lo stesso per i compensi delle risorse decentrate dal 2018 al 2022. Infine un’ultima stoccata: “A nome dei 2/3 dei cittadini che non l’ha votata, ha concluso Tricoli, si dimetta!”