sabato, Novembre 23, 2024

Non rivelò di avere l’AIDS alla compagna poi deceduta, “untore” condannato a 22 anni

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E’ stato condannato a 22 anni di reclusione per omicidio Luigi De Domenico, il cosiddetto untore di Messina. Nel processo bis in Corte d’Asside, gli è stata inflitta la stessa sentenza del primo processo, poi annullato per un vizio di forma.

Il verdetto era atteso dopo l’annullamento dell’intero procedimento nel dicembre scorso per via del superamento dei 65anni di età di alcuni giudici che avevano decretato la sentenza di primo grado. Ad inizio mese l’accusa, rappresentata dal pm Roberto Conte, aveva chiesto 25 anni di reclusione.

L’uomo, ammalato di Aids, ha provocato la morte della compagna, una 45enne avvocato messinese, non rivelandole di soffrire della patologia. L’uomo è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. Per lui i giudici hanno decretato anche l’interdizione dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni una volta scontata la pena. A difesa e parti civili riconosciuto un risarcimento di 150mila euro.

Nel 2022, l’untore, allora 57enne venne condannato a ventidue anni per le accuse di omicidio aggravato e lesioni gravissime, dichiarato colpevole di aver contagiato di Aids alcune sue compagne e di avere provocato la morte della sua compagna, deceduta a soli 45 anni, tra atroci sofferenze, nel luglio del 2017.

De Domenico è stato individuato soltanto grazie alla caparbietà della sorella della vittima, che ha scoperto tutto e presentato una denuncia. Solo poco prima della morte, la sorella dell’avvocato messinese ha scoperto la sieropositività, risalendo così a De Domenico e alla catena di contagio.

Dall’inchiesta è emerso che anche la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids nel 1991. Alle persone che nei due decenni successivi hanno intrattenuto relazioni con lui, De Domenico ha sempre detto che la prima moglie era morta a causa di un tumore.

Un vero e proprio untore, secondo quanto ricostruito finora: De Domenico avrebbe avuto rapporti non protetti con altre cinque donne, quattro delle quali contagiate. Una vicenda orribile. Adesso la parola passerà, con tutta probabilità ai giudici della Corte d’Appello.

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