Malmenano una ragazzina, in pieno giorno, in una villetta comunale di Brolo. Per fortuna l’intervento di un genitore, nella villa con il suo piccolo di tre anni, evita il peggio.
La denuncia corre sui social. A raccontarla è lo stesso papà – “giovane adulto” – che si trovava all’interno della villetta comunale brolese con il figlio.
Ha sentito le urla, gli insulti. Ha visto due ragazzine strattonate, poi, mentre una riusciva a scappare, ha visto l’altra colpita da pugni.
Lui, Fabrizio, non si volta dall’altra parte, non si fa “i cazzi suoi“: prima interviene con risolutezza e poi denuncia.
La storia la racconta lui stesso:
“Alle 18:00, mi sono recato con mio figlio in una delle ville comunali di Brolo. Giunto sul posto sento delle urla e noto subito che un gruppo di adolescenti, una decina più o meno , inveivano contro due ragazze della loro stessa età. Inizialmente pensavo stessero scherzando, poi però, pian piano, i toni si facevano sempre più duri fin quando uno del “branco” sferra un pugno in pieno volto ad una delle due ragazze.
L’altra che era con lei scappa dalla paura, lei resta lì sola contro tutti cercando di difendersi.
Ma non faccio in tempo ad avvicinarmi che viene strattonata, insultata, derisa, le hanno tirato i capelli ed un pallone da basket in faccia”.
La ragazzina urlava, chiedeva aiuto. Allora interviene difendendo la ragazzina. E continuando, racconta, “il branco” sparisce.
Le sue considerazione, semplici, schiette, decisamente vere.
“In tutta la mia vita non avevo mai assistito ad una cosa simile e ancora oggi mi sento scosso così come mio figlio di 3 anni che era con me e ha visto tutto questo. A me sembra che tutto ciò segni il fallimento di una generazione e soprattutto segni il fallimento di un metodo educativo.
Questo è accaduto a Brolo. Si proprio a Brolo. È giusto specificarlo perché episodi di bullismo non accadono solo in “ televisione“ ma anche qui e sotto i nostri occhi .
Auguro alle due ragazze, che ieri pomeriggio hanno subito tutto ciò, di continuare ad andare avanti a testa alta e soprattutto che raccontino a casa quanto accaduto.
Auguro al “branco” (non saprei come altro definirlo) che facciano un percorso affinché si rendano conto del disagio che hanno creato e del disagio che portano dentro.”
Ci sono brutti esempi in giro. Ma ci sono come quello di Fabrizio, modelli da rammentare e soprattutto brave persone: quelle che come lui, fanno, educano, danno esempio.
Massimo Scaffidi