Non sconterà la reclusione in carcere ma dovrà svolgere lavori di pubblica utilità presso un ente dell’hinterland due volte a settimana. Così ha deciso la corte d’appello Di Messina accogliendo le richieste del difensore dell’imputato, l’avvocato Nunziatina Armeli (nella foto).
Un trentatreenne era stato condannato dal Tribunale di Patti a due anni e un mese di reclusione perché, nel novembre del 2016, aveva ceduto circa 20 grammi di hashish ad un quindicenne orlandino ricevendo in cambio dei monili in oro che il minore aveva sottratto ai propri genitori.
Gli agenti del commissariato di Capo d Orlando, che si erano occupati delle indagini, avevano anche accertato che l’imputato aveva poi venduto i gioielli presso un esercizio commerciale di Capo d’Orlando.
Nel dibattimento erano stati escussi sia genitori sia il minore e la madre in particolare aveva riferito di non aver rinvenuto nel portagioielli una fedina, bracciali del marito, gemelli in oro e una veretta con brillantini.
La donna aveva chiesto chiarimenti al figlio il quale aveva confessato di aver preso i preziosi per consegnarli a terzi, tra cui l’imputato, in cambio di sostanza stupefacente.
Da qui il processo di primo grado dell’uomo con due complici e le condanne a loro carico oltre al risarcimento dei danni. I monili, in virtù dell’attività delle forze dell’ordine, erano stati in parte recuperati e restituiti alla famiglia.
Il difensore dell’imputato avvocato Nunziatina Armeli, attraverso l’audizione dei testi, aveva evidenziato che il proprio assistito aveva incontrato in una sola occasione il minore e che non era a conoscenza dei furti perpetrati da quest’ ultimo nella casa dei genitori.
Nel giudizio di appello, il procuratore generale aveva chiesta la conferma della condanna emessa in primo grado; la corte di appello di Messina, in accoglimento delle richieste del difensore, ha disposto che l’imputato non sconterà la reclusione in carcere ma dovrà svolgere lavori di pubblica utilità presso un ente dell’hinterland due volte a settimana.