Sono in 4 i rinviati a giudizio per l’inchiesta sui falsi green pass a Messina. La vicenda risale allo scorso 13 gennaio, quando la Guardia di Finanza scoprì una vera e propria associazione in grado di falsificare i tamponi per ottenere il green pass senza effettuare il test, in pieno periodo di pandemia da Covid.
Inizialmente erano una quarantina gli indagati, mentre le misure cautelari furono emesse per 4 soggetti: un medico e 3 operatori sanitari. Al centro di tutto l’ex consigliere comunale e ex ginecologo Giovanni Cocivera.
I quattro soggetti, secondo quanto ricostruito dalla Fiamme Gialle, nel delicato periodo pandemico, inserivano nel portale dedicato SIRGES – avvalendosi degli strumenti di un laboratorio di analisi – i risultati di falsi tamponi.
In questo modo ottenevano per i “clienti”, il cosiddetto green pass base, al tempo utile per svolgere qualsiasi attività. Un giro d’affari sicuramente significativo: i militari hanno scoperto che almeno 130 soggetti messinesi si affidavano a loro, con costi variabili per singolo tampone falso da un minimo di 10 € ad un massimo di 20 €. Un inganno che poteva comunque costare caro alla collettività.
L’udienza preliminare si è chiusa col rinvio a giudizio di Cocivera, Giuseppe Cozzo e Antonino Spinella dello studio di diagnosi “Santa Lucia s.n.c.” e il cliente Rosario Guastella. I quattro hanno deciso di proseguire col rito ordinario nel processo che comincerà a partire dal prossimo 18 ottobre.
Ha patteggiato invece l’impiegata di laboratorio Francesca Arena: per lei la pena è di un anno e 8 mesi. Due persone hanno scelto l’abbreviato e sono state condannate a 4 mesi e altri due indagati hanno invece optato per la messa alla prova.