La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Messina – presidente Sagone, consiglieri Orlando e Cannizzaro – con ordinanza del 20 luglio scorso, ha disposto l’applicazione della detenzione domiciliare in sostituzione della detenzione in carcere a beneficio di un imprenditore della provincia di Messina, che era stato condannato ad una pena detentiva di 4 anni. E’ questa una delle primissime applicazioni della “Riforma Cartabia”, che è stata richiesta in giudizio dal difensore dell’imprenditore, l’avvocato Giuseppe Tortora.
Dopo che la Procura Generale di Messina aveva disposto il provvedimento di esecuzione di pene ed era stato superato il limite dei quattro anni di reclusione, l’imprenditore è stato condotto presso la Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto.
A questo punto l’avvocato Giuseppe Tortora (nella foto) presentò alla Corte d’Appello istanza ai sensi della recente “Riforma Cartabia” che ha introdotto e in parte modificato il regime delle pene sostitutive delle pene detentive brevi.
Nello specifico il difensore, richiamando l’articolo 95 della riforma che introduce transitoriamente la possibilità di richiedere la sostituzione anche per i giudizi già pendenti in Cassazione al momento della entrata in vigore della legge Cartabia, ha richiesto la sostituzione della pena detentiva in esecuzione con la detenzione domiciliare.
Nel corso dell’udienza il Procuratore Generale Maurizio Salamone aveva richiesto l’inammissibilità dell’istanza o il suo rigetto, contestando ogni profilo del ragionamento formulato dalla difesa.
La Corte ha, invece, aderito alle deduzioni formulate dall’avvocato Giuseppe Tortora, accogliendo l’istanza difensiva, azzerando la detenzione in carcere ed applicando quella domiciliare, nonostante il superamento del limite di 4 anni, per il cumulo che era stato disposto dalla Procura Generale con altra precedente condanna che, secondo il difensore, non ostava alla sostituzione così come peraltro riconosciuto nell’ordinanza della corte di appello.