venerdì, Ottobre 18, 2024

Ponte Morandi, 5 anni dopo: ricordando Marta Danisi e le altre vittime, mentre il processo è ancora in corso

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La redazione di AMNotizie vuole ricordare Marta Danisi, giovane santagatese che ha perso la vita il 14 agosto 2018 nel crollo del Ponte Morandi a Genova ed insieme a lei anche le altre 42 vittime di quella immane tragedia.

Questa mattina nella Radura della Memoria a Genova, sotto il nuovo Ponte Genova San Giorgio, la cerimonia di commemorazione promossa dal Cimyne di Genova e dal comitato Parenti delle vittime. Presenti oltre al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e al sindaco di Genova Marco Bucci, anche il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e il viceministro Edoardo Rixi.

Intorno alle 11:36 di quel giorno la struttura cede. Scattano i soccorsi. È subito chiaro che si tratta un evento gravissimo. Momenti drammatici scorrono sugli schermi delle tv degli italiani. Vengono sfollati oltre 500 residenti dei quartieri circostanti il punto del crollo. Tra le macerie ci sono anche Marta e il suo fidanzato Alberto Fanfani. La notizia della tragica scomparsa dei due giovani, 29 anni lei, 32 lui, a Sant’Agata di Militello si diffonde solo nel tardo pomeriggio, gettando la cittadina nel dolore. Scattano le indagini, per stabilire eventuali responsabilità. La guardia di finanza di Genova raccoglie una mole enorme di dati tecnici, intercettazioni, documenti. Sotto accusa finiscono le società che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione e dei controlli dell’infrastruttura. Secondo la Procura il ponte sarebbe crollato perché per decenni si sarebbe risparmiato sulle manutenzioni. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione di atti di ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. A coordinare le indagini i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, a cui si è aggiunto recentemente anche il pm Marco Airoldi.

58 le persone imputate tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e di Spea, società all’epoca controllata che si occupava di manutenzioni, funzionari del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria, nel processo che di è aperto a luglio 2020.

Autostrade e Spea sono uscite dal processo con un patteggiamento di quasi 30 milioni di euro. Il procedimento, invece, continua per i singoli. In aula sono già stati ascoltati i testimoni oculari del crollo e i sopravvissuti, i periti e i consulenti tecnici, gli investigatori della guardia di finanza che hanno indagato, alcuni responsabili dei lavori e ispettori. Le udienze riprenderanno dopo la pausa estiva, con gli interrogatori degli imputati che hanno deciso di rispondere.

La maggior parte dei parenti delle vittime, lo ricordiamo, ha accettato il risarcimento dei danni proposto da Aspi Autostrade per l’Italia, rinunciando così a costituirsi parte civile nel processo, che a 5 anni da quella tragica vigilia di ferragosto non si è ancora concluso. Non c’è ancora una sentenza che stabilisca così verità e giustizia. 5 anni sono un tempo lungo, lunghissimo, reso ancor più insopportabile se c’è il rischio che alcuni dei reati contestati nel procedimento in corso cadano in prescrizione, come già paventato.

“Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza.” ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di commemorazione.

“Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni.”

In autunno dovrebbe tenersi anche l’udienza preliminare del filone bis dell’inchiesta che vede imputate 47 persone. L’indagine riguarda presunti falsi report sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose, il crollo della galleria Bertèin A26, nel dicembre 2019 e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel. Per 12 di loro la Procura ha proposto il patteggiamento.
Anche per questa inchiesta le due società Aspi e Spea sono uscite dopo avere patteggiato circa un milione di euro.
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