In dieci anni hanno lasciato la Sicilia ben 200mila giovani. Si parla di un calo, da 2013 ad oggi, del 15,3%, pari a -7,4% per quasi un milione di persone in meno nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 34 anni.
Dati di un esodo allarmante quelli diffusi dalla Cgia di Mestre in un Report su denatalità e occupazione, che nella triste classifica del vuoto generazionale Under 34 posiziona il territorio siciliano al 5° posto, superato, in termini percentuali solo da Sardegna, Calabria, Molise, Basilicata.
In valori assoluti, però, l’Isola risulta addirittura prima, con (esattamente) 190.205 giovani in meno in dieci anni, mentre tra le province italiane, e stavolta per variazione percentuale, nella top 20 del deficit più alto troviamo Messina (-19%), Enna (-18%), Caltanissetta (-17%) e Siracusa (-16,8%). Seguono a stretto giro Agrigento e Palermo (entrambe a -16%), Catania (-13,8%) e Trapani (12,3%), con Ragusa, invece, più distaccata, a -9%. Ma anche in questo caso, se si considerano i numeri assoluti, il ranking quasi si ribalta, tanto che il Palermo, con un ammanco di 50.094 giovani, risulta prima provincia in Sicilia e seconda a livello nazionale dopo Napoli, che supera quota 90 mila.
Il dossier è incentrato sulla denatalità, ma in un’Italia sempre più vecchia, la Sicilia, rispetto al tasso di fecondità tricolore, pari a 1,24 figli per donna, continua a difendersi con un 1,35, una quota superata solo dal ben più ricco (per reddito) Trentino. Evidentemente non è solo il calo demografico il problema, per la Sicilia: alla base ci sono gli effetti della crisi economica e del lavoro che manca.
Dunque, più che la frenata del baby boom, nell’Isola, sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi del CGIA di Mestre, ‘l’ammanco è stato provocato dalla fuga di braccia e cervelli verso altre regioni o verso l’estero: persone andate via e mai più tornate’”