7 anni e mezzo di reclusione ed una multa da 6 mila euro, interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e interdizione legale per la durata della pena, oltre al pagamento delle spese processuali. Pesante condanna in primo grado per Francesco Pettinato, 66anni attuale sindaco di Fondachelli Fantina e medico di base, accusato di estorsione con modalità mafiose, in concorso con soggetti non indentificati.
La sentenza è stata emessa lo scorso 11 settembre dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, presidente Antonio Orifici a latere Anna Elisa Murabito e Silvia Maria Spina. Il processo scaturisce da un’inchiesta, partita da Catania e affidata alla Dia etnea e poi peloritana su presunte irregolarità collegate alle elezioni regionali del 2017, coinvolse anche personaggi del mondo politico messinese.
Il troncone principale dell’inchiesta nel messinese non superò la fase GUP, in cui fu sollevata e riconosciuta l’inutilizzabilità delle intercettazioni e che si chiuse con 11 proscioglimenti ed un solo rinvio a giudizio proprio per Francesco Pettinato. Nell’inchiesta fu coinvolto anche il figlio di Pettinato, Marco Antonio, 39 anni, candidato alle regionali con la lista “Idea Sicilia – Popolari e autonomi misti”.
La sua posizione fu stralciata e, giudicato in altro procedimento dallo stesso tribunale, difeso dagli avvocati Tommaso Calderone e Fabio Catania, è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. Secondo la ricostruzione della DDA messinese, basata su intercettazioni e verbali di interrogatori, Francesco Pettinato, in concorso con persone non identitcate, prima delle consultazioni del 17 novembre 2017, avrebbe offerto 2.000 euro ad un giovane milazzese, affinchè li usasse per remunerare un numero indeterminato di elettori residenti a Milazzo in cambio del voto in favore del figlio Marco.
Il giovane non avrebbe però mantenuto la promessa e dopo l’esito delle urne Pettinato, in concorso con ignoti e avvalendosi delle condizioni di cui all’art 416 bis, a casua del mancato riscontro elettorale nella Città del Capo, lo varebbe minacciato di un pestaggio per indurlo a restituire la somma.
Il giovane sarebbe stato costretto, per il tramite del proprio padre a restituire 1.000 euro, mentre la restante parte non sarebbe stata poi restuita in quanto il giovane non ne avrebbe avuto disponibilità. La presunta vittima non si è costiutita parte civile in questo processo. Francesco Pettinato è stato difeso dall’avvocato Tommaso Calderone. Per effetto della Legge Severino per il primo cittadino dovrebbe ora essere disposta la sospensione dall’incarico elettivo.