Una storia che parla di motivazione, fatica, passione, ma soprattutto felicità. Di avere raggiunto un traguardo che, fino a poco tempo prima, sembrava impensabile.
E’ la storia di Pina Ricciardo, 40 anni originaria di Ficarra (in c/da Matini), Dottore Commercialista che da qualche anno vive e lavora a Roma, associata al Centro Studi Doria.
Domenica 5 novembre Pina ha corso la sua prima maratona a New York: è stata una degli oltre 51.000 corridori a completare le 26,2 miglia che si percorrono ogni anno tra le strade della Grande Mela, per quella che è ormai diventata una “classica”. Basti pensare che quest’anno erano oltre 2.400 i runners italiani pronti a tagliare il traguardo a Central Park.
Fino a qui nulla di trascendentale. Soltanto che Pina, fino a due anni fa, non aveva mai preso parte ad una corsa professionistica, né si era mai allenata per farlo.
“Da circa due anni – ci racconta Pina – ho intrapreso il percorso della corsa, partendo letteralmente da zero. Non ho mai avuto una predisposizione e non seguivo particolari discipline atletiche sportive, soprattutto la corsa. Ho iniziato gradualmente, con il primo chilometro, poi 3, poi 5, e così via. Per oltre un anno, ho corso sempre da sola, fino a quando ho scoperto un gruppo di corsa qui a Roma che è diventato un prezioso alleato nel migliorare la mia tecnica (Batti te stesso).
Di solito, faccio gli allenamenti al mattino, prima di recarmi al lavoro. Durante l’estate, arrivo persino a svegliarmi alle 5 o alle 6 del mattino per evitare le temperature elevate. La sfida sta nell’affrontare qualsiasi condizione meteorologica; è qui che risiede la vera prova, uscendo dalla propria zona di comfort. Negli ultimi mesi di quest’anno, ho intensificato gli allenamenti, dedicando almeno 3-4 sessioni a settimana, compresi i lunghi domenicali.
Il culmine di questo impegno è stata la maratona, conclusa in 5:01:08. Un risultato che testimonia quanto si possa raggiungere con determinazione e costanza. La lezione appresa è chiara: qualsiasi sogno, se visualizzato, pianificato e messo in atto, può diventare realtà. Nel mio caso, il primo passo è stato semplicemente calzare le scarpe e uscire a correre, anche solo per pochi metri. Passo dopo passo, quei metri si sono trasformati in chilometri, fino a tagliare il traguardo nella “Regina delle maratone”.
Per me partecipare e completare la Maratona di New York rappresenta un trionfo di determinazione e disciplina. Essere una “finisher” significa affrontare e superare sfide significative, concentrarsi sulle priorità necessarie per raggiungere quell’ambito traguardo e inevitabilmente fare sacrifici lungo il percorso come alzarsi presto il mattino per allenarsi, adottare una dieta equilibrata, gestire il tempo, gli impegni quotidiani e professionali e l’energia.
La strada per diventare una finisher non è solo fisica ma soprattutto mentale, volontà di superare la propria comfort-zone, e richiede resilienza, forza interiore e una costante dedizione. Ogni passo fatto è un investimento al successo finale.
La gratificazione di attraversare quella linea di arrivo ricompensa tutte le fatiche fatte.
Correre e portare a termine la Maratona di New York diventa un simbolo di impegno personale e di realizzazione di obiettivi che vanno oltre il semplice completamento di una gara, trasformandosi in un viaggio di auto-scoperta e auto-miglioramento alla nuova migliore versione di se stessi.
Una testimonianza della forza interiore che può essere evocata quando si perseguono obiettivi ambiziosi con determinazione, impegno e onore.
Ho deciso di completare questa sfida, in quanto ho intrapreso un percorso di formazione iscrivendomi al MICAP (Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni). Si tratta di un programma triennale altamente professionale, sviluppato per coloro che aspirano a diventare coach e formatori professionisti.
Oltre alla maratona di New York, ci sono varie prove, fisiche e mentali richieste agli studenti per ottenere la prestigiosa certificazione Real Result Coach. Tra queste prove ho già superato con successo la prova del campo di sopravvivenza lo scorso novembre, in Toscana, a Borgo a Buggiano, sopravvivendo una settimana in un bosco con 4 scatolette (2 di tonno e 2 di legumi). Inoltre la scrittura e la pubblicazione di un libro, un periodo di tirocinio come coach e infine rigorosi esami scritti e orali (in PNL, leadership, negoziazioni complesse e marketing strategico e automatizzato).”
Non ci resta che fare i complimenti a Pina!