In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l’Istituto Tecnico Tecnologico “Majorana” di Milazzo, ha organizzato un incontro dibattito sul “Codice Rosso”. Ospiti il Commissario della Polizia di Stato Lara La Rosa, la psicologa Sebastiana Genovese, il presidente della Camera Penale di Messina Bonaventura Candido e la componente della Camera Penale di Patti Antonella Marchese.
Protagonisti assoluti, gli studenti che hanno preparato questo incontro con grande serietà, dedicando molte ore ad approfondire le diverse tematica sotto l’attenta guida dei docenti di lettere Cettina Antonuccio, Giusy Crisafulli, Katia Contarrese, Maria Oliva, Rossella Scaffidi e Lina Isgrò; “direttore d’orchestra” il dirigente Bruno Lorenzo Castrovinci.
Divisi in due squadre, una a “favore” del Codice Rosso rappresentata da Sofia Maio e Rita Grasso 3CBS, Simone Patti e Emanuele Famà 4CMM, l’altra “contro” composta da Caravello Salvatore, Carlotta Caruso 3CTL, Zaani Pietro e Russo Luca 3ATL¸hanno introdotto il DEBATE Adele Italiano, Andrea Giorgianni, Daniela De Luca e Roberta Barbera 2ITQ, presentatore Antonio Puliafito.
Le due squadre sono state affiancate dai quattro professionisti due a favore e due contro, che si sono messi in gioco, confrontandosi con le diverse argomentazioni presentate. Il dibattito è iniziato con l’esame della legge 122/2023 che ha apportato alcune modifiche al codice rosso, soprattutto nella parte che riguarda “i poteri del Procuratore della Repubblica relativi al rispetto del termine dei tre giorni per l’assunzione delle informazioni da parte delle vittime di tali reati, con possibilità di revocare l’assegnazione del procedimento al singolo magistrato in caso di mancato rispetto del termine”.
I giovani studenti hanno passato, sotto la lente d’ingrandimento, alcuni elementi della legge e la sua applicabilità. Un interrogativo che si sono posti,ha riguardato l’applicazione della legge 122, in considerazione del fatto che esistono obiettivamente, delle criticità organizzative dovute “sia allo scarso personale della magistratura e della polizia giudiziaria che, soprattutto, alla carenza di formazione degli operatori”.
Ancora, “la norma che prevede obbligo di intervento entro i 3 giorni non solo è sostanzialmente inutile, ma per certi versi anche rischiosa. Intanto, perché punta l’indice in maniera superficiale e inutilmente vessatoria contro Pm e Procure e poi, perché continua a chiedere sempre e solo alle donne coraggio e sovraesposizione”. Interessante la riflessione che ha riguardato i maltrattanti; i ragazzi hanno affermato che “bisognerebbe, una volta tanto, mettere al centro dell’attenzione gli uomini violenti e le misure necessarie per prevenire e fermare i loro comportamenti; gli uomini fragili che di fronte al “NO” della loro compagna, da brave persone diventano all’improvviso carnefici”.
Il dibattito è spaziato pure sull’uso del braccialetto elettronico che ha sicuramente funzionato, anche se diverse sono state le criticità emerse in ordine agli “alert” che spesso non funzionano. Questo strumento dispone di un Gps che lancia un segnale alle centrali di Polizia o Carabinieri, nel caso di violazione dei limiti imposti dal giudice; anche la donna è avvisata attraverso un segnale che arriva sullo smartphone o su altri dispositivo. Alcune volte però il braccialetto elettronico presenta malfunzionamento o addirittura, manomissione, per cui, nessun segnala arriva alle forze dell’ordine e alla vittima di violenza. Significativo anche l’approfondimento e gli interrogativi su “gelosia e desiderio di possesso che, non trovano giustificazioni valide per compiere atti di violenza ed omicidi”.
Commovente l’intervento di una ragazza che, parlando di comportamenti inadeguata da parte di alcuni uomini, ha dichiarato: “è vero: non tutti gli uomini molestano in pullman, ma tutte le donne hanno paura di prendere il pullman da sole; è vero, non tutti gli uomini fanno catcalling, ma tutte le donne hanno subito catcalling; non tutti gli uomini stuprano le donne di sera, ma tutte le donne hanno paura di essere stuprate.
Quante volte a noi donne è capitato di incontrare uomini che si sentivano in diritto di poterci suonare il clacson per strada o di poter fare apprezzamenti sul nostro fisico, sul nostro vestiario, e quante altrettante volte ci è capitato di sentire fischi veri e propri o essere inseguite a piedi o subire molestie fisiche”.Secondo la giovane studentessa, “agli uomini questo potrebbe essere ben poca cosa, un gesto senza importanza che tuttavia lascia un segno indelebile dentro ciascuna donna, perché quando metto anche un solo piede fuori casa, ho paura. Ho paura che qualcuno possa farmi del male ed ho paura di non essere in grado di difendermi. E tutto questo perché? Perché sono una donna. Eppure, il diritto fondamentale di vivere senza timore di minacce o aggressioni appartiene ad ogni individuo. Ed allora iniziamo a dimostrare ciò, con l’educazione ed il rispetto e non ricorrendo alla violenza”. Ritengo che qualsiasi considerazione sia fuori luogo e inadeguata. Ultima non non meno importante, la riflessione che ha riguardato gli interventi da porre in essere per le donne vittime di violenza. Alle stesse, deve essere “garantita una dignità, un’autonomia, un sussidio statale che permetta loro di condurre una vita dignitosa e, soprattutto, la possibilità di conoscere un’alternativa, un’opportunità diversa rispetto alla situazione di paura e disagio in cui vivono. Le donne vittime di violenza devono essere aiutate ad uscire dalla loro solitudine”.
Molte di esse non denunciano, perché si sentono loro stesse colpevoli per un qualcosa di cui colpa non hanno, tutto questo a causa della coercizione psicologica che il carnefice attua sulla propria vittima, facendola sentire sbagliata, a disagio, incutendole insicurezza, ansia e paura. L’intervento della psicologa Sebastiana Genovese ha messo in luce l’attività svolto dalle associazioni anti violenza che agiscono sia nei confronti della vittima che dei maltrattanti. Infine, molto seguito quanto comunicato dalla commissaria Lara La Rosa che ha presentato le varie iniziative che la Polizia di Stato propone ogni anno volte a prevenire atti di violenza. Fondamentale informare perché, attraverso la conoscenza si riesce a far valere i propri diritti a tutela della dignità delle donne. “Questo non è amore 2023: uniti contro la violenza di genere” è il progetto che la Polizia di Stato ha presentato in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Attraverso l’informazione e la prevenzione, si alimenta e si concretizza la cultura del rispetto e della consapevolezza. Questo non è amore invita chiunque a rivolgersi alla Forze dell’ordine o contattare la rete nazionale antiviolenza tramite il numero 1522affinchè si possa uscire in maniera efficace dalla spirale di violenza, fisica e psicologica.
Ancora una volta la scuola, in tutte le sue componenti, ha dimostrato che attraverso il dialogo si possono condividere idee e proposte facendo emergere due assunti: includere e non escludere, integrare e non emarginare. Per dovere di cronaca, i 154 studenti presenti nell’aula magna, alla fine del Debate, hanno espresso il loro voto a favore del ”Codice Rosso”, tanti gli astenuto che hanno condiviso alcune delle argomentazioni presentati dalle due squadre.