Si celebra il 7 febbraio la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo. Si tratta di un momento importante, utile a sensibilizzare le nuove generazioni su un fenomeno di stretta attualità. Purtroppo spesso non basta la sensibilizzazione scolastica: bisogna approfondire le problematiche anche, e soprattutto, da genitori. Spiegare ai ragazzi che le parole, gli insulti, le esclusioni sistematiche, i comportamenti costituiscono un tipo di violenza che è ancora peggio di quella fisica.
Dall’ultimo monitoraggio ministeriale è emerso che il 26,9% (21,5% in modo occasionale e 5,4% in modo sistematico) degli studenti italiani è stato vittima di bullismo, mentre il 17,5% dei partecipanti ha dichiarato di aver preso parte attivamente a episodi di bullismo (14,7% in modo occasionale e 2,8% in modo sistematico).
L’8% degli studenti (6,5% in modo occasionale e 1,5% in modo sistematico) ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo, mentre il 7,2% (5,8% in modo occasionale e 1,4% in modo sistematico) ha riportato di aver preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo.
Numeri davvero preoccupanti in qualche modo: un ragazzo su quattro diventa vittima (inconsapevole) di violenza psicologica e/o fisica. Potrebbe essere tranquillamente vostro figlio/nipote/parente: come può comportarsi un genitore in questi casi? Intervenire e rischiare di essere assalito dagli altri padri/madri, che difenderanno a spada tratta il figlio “bullo”? Lasciare che il proprio figlio provi a cavarsela da solo, con rischi traumatici che potrebbero andare avanti per tutta la vita? E cosa può fare la società per evitare tutto ciò, amplificato nel 2024 dai social network, in cui i comportamenti scorretti confluiscono nel cyberbullismo?
Sono interrogativi che non lascerebbero dormire chi ha a cuore il futuro delle prossime generazioni.
Inoltre, i dati ministeriali evidenziano anche la diversa percezione del fenomeno tra studenti e docenti: gli insegnanti stimano che sia coinvolto nei fenomeni circa il 6% degli studenti, un dato lontano da quello riportato dai ragazzi.
Sembra che solo gli episodi più gravi e sistematici arrivino all’attenzione dei docenti, mentre quelli meno gravi, ma non per questo senza conseguenze, rimangano sommersi. Invece è in questi casi che bisognerebbe intervenire e non lasciare da soli i ragazzi vittima di comportamenti stupidi e immorali: anche perché tra essere parte del branco di “bulli” (complici) ed essere perseguitati, la differenza è davvero sottile.