Il Tribunale Collegiale di Enna, presidente Eleonora Guarnera, a latere i giudici Giuseppe Tripi e Rosario Vacirca, ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Lucia Mirabella e Salvatore Timpanaro e ha emesso lo scorso 15 aprile 2024 la prima sentenza in favore di una cittadina italiana alla quale ha “attribuito il sesso maschile in luogo di quello femminile” ed il nuovo nome dalla stessa richiesto, autorizzando anche l’eventuale intervento chirurgico.
Nel ricorso presentato dai legali della donna, si rappresentava che la ricorrente – anagraficamente registrata come Elisabetta (nome di fantasia) – nubile e senza figli, nata con caratteri biologici, anatomici e genitali di tipo femminile, “ha vissuto, sin dalla tenera età, la propria identità psico-sessuale come maschile. Ha sempre dimostrato la immedesimazione nel genere percepito e vissuto in discordanza, dunque, con il sesso biologico e che tale situazione di discrepanza, tra il sesso alla nascita e l’identità di genere percepita, è sempre stata fonte di disagio e sofferenze, causati dalle discriminazioni e reazioni di rifiuto provenienti sia dal contesto sociale che, soprattutto, da quello familiare”.
Il Tribunale in una articolata motivazione – redatta dal giudice estensore Dott. Rosario Vacirca e destinata certamente a fare giurisprudenza, ha accolto in pieno, alla stregua dei principi espressi dalla Corte Costituzionale, tutte le richieste formulate dai difensori, osservando che la connotazione sessuale femminile attribuita alla nascita si sia posta come impedimento ad una completa realizzazione personale della ricorrente.
Il Tribunale oltre al cambio di sesso maschile in luogo di quello femminile ha attribuito – secondo il desiderio di Elisabetta – un nuovo nome maschile di origine turca che significa “capo”, “condottiero” o “sangue nobile.