Una Veglia di Pentecoste della Diocesi di Patti arricchita dai cinque laici – Nicola Arrigo, Antonio Calabria, Emanuele Castorina, Marco Faillaci e Salvatore Maniaci – ammessi tra i candidati al diaconato permanente.
Questa è stata la celebrazione del “Plauxilium” di Sant’Agata Militello presieduta dal Vescovo di Patti monsignor Guglielmo Giombanco. Un forte momento di ecclesialità e di comunione nell’invocare il dono dello Spirito Santo “per guidarci nel cammino, incoraggiarci, sostenerci e per rinnovare la speranza vera che dona la vita”.
L’ascolto della Parola di Dio e l’incensazione del cero pasquale hanno caratterizzato la parte
della veglia, fino all’inno di lode del Gloria. Nella sua omelia, monsignor Giombanco ha rimarcato che ”oggi più di ieri abbiamo bisogno nella nostra Chiesa di acquisire lo Spirito profetico che induce a fare scelte audaci e salutari trasformazioni, se desideriamo che la nostra presenza ecclesiale, il nostro annuncio evangelico e la nostra testimonianza di fede siano veramente feconde ed efficaci; cioè capaci di coinvolgere gli uomini e le donne del nostro tempo e far conoscere loro il Signore.
Possiamo realizzare questo desiderio, se tutti: pastori e fedeli insieme, manteniamo fisso lo
sguardo su Gesù che ci rende capaci di vivere la vita cristiana come vera sequela del Maestro. Tutto ciò esige un atto di coraggio supportato dalla fede che ci fa riconoscere il Signore, il Risorto e Vivente, in mezzo a noi, ma i nostri occhi a volte sono impossibilitati a vederlo, il nostro cuore non ha il coraggio di vedere ciò che desidera e sa essere possibile”.
Monsignor Giombanco ha fatto riferimento anche al cammino sinodale: “Il frutto più bello di questo cammino è che ci stiamo reciprocamente ascoltando; questo non avviene senza fatica, però tutti percepiamo quanto sia importante l’ascolto per la vita delle nostre comunità e per crescere insieme nella fede.
Quest’anno stiamo vivendo la fase sapienziale del cammino, guidati dall’icona evangelica dei discepoli di Emmaus che ci chiede di vivere un discernimento comunitario. Il discernimento permette alla Chiesa di lasciarsi rinnovare per diventare sempre più comunità che ascolta, dialoga e che grazie alla testimonianza di fede dei suoi membri rinasce e non rimane ferma nei solchi della storia, ma avanza perché spinta dal soffio dello Spirito. Siamo noi quei discepoli in cammino che avvertiamo il bisogno di lasciarsi guidare dagli eventi della storia che diventano segni eloquenti per la testimonianza della fede”.
“Non dobbiamo restare a livello di facili accontentamenti, – ha insistito il Vescovo – ma aspirare all’unione con Dio, che è sorgente di pace, di gioia, e di amore. L’ideale alto della vita cristiana non misura con il successo umano, ma con la bellezza di un mondo interiore abitato dalla presenza del Signore Gesù. Lo Spirito ci trasforma dall’interno, ci rende capaci di aprirci alla luce dell’amore di Dio e ci indica un nuovo cammino che rende giovani spiritualmente”.
“Il tempo che stiamo vivendo, pur segnato da conflitti e da sofferenze, – ha concluso monsignor Giombanco – non è un momento triste e senza speranza che induce a vivere ripiegati su se stessi nel pessimismo, ma è un tempo meraviglioso perché è la stagione delle potature per portare più frutto e ricondurci sulle vie del Signore. La nostra Chiesa e tutte le comunità in essa porteranno frutto se vivranno dell’annuncio del Signore; se sapranno camminare con il Risorto e illuminati dalla Sua presenza, luce che scalda il cuore, sapranno ripetete ogni giorno: «Resta con noi Signore, perché si fa sera». Solo chi avverte l’abbraccio del suo amore può riconoscere e confessare che «Gesù è il Signore». Come Chiesa esistiamo per questo, in questo è la ragione del nostro operare nel tempo presente.”
Nella veglia sono stati accolti i neofiti che hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana lo scorso 4 maggio e cinque laici (Nicola Arrigo, Antonio Calabria, Emanuele Castorina, Marco Faillaci e Salvatore Maniaci) sono stati ammessi tra i candidati al diaconato permanente:
“Stanno vivendo, insieme alle loro spose e alle loro famiglie, – ha sottolineato il Vescovo – il cammino di preparazione al diaconato da vivere nella nostra Chiesa. È il primo passo che compiono ufficialmente dinanzi alla Chiesa per manifestare la loro volontà di seguire il Signore Gesù nel servizio della carità”.
La Veglia si è conclusa con il canto del “Regina coeli” e l’affidamento alla Madonna con
l’incensazione e la venerazione di una statua della Vergine, custodita ad Alcara Li Fusi.