giovedì, Ottobre 24, 2024
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Sinagra: condannato in primo grado per omicidio preterintenzionale, in appello scagionato da ogni accusa

tribunale messina

Assoluzione per aver commesso il fatto. Il romeno Ilie Bogdanel Munteanu non ha mai colpito Tindaro Faranda, determinandone la morte, così come aveva chiesto anche in primo grado il suo difensore, l’avvocato Alessandro Pruiti. Questo il verdetto della corte d’assise d’appello di Messina, presieduta da Carmelo Blatti, che ha assolto l’imputato, scagionandolo dall’accusa di omicidio preterintenzionale e soprattutto azzerando la sentenza di condanna emessa dal gup del Tribunale di Patti Andrea La Spada a 5 anni di reclusione.

I giudici d’appello hanno rifocalizzato l’attenzione sui fatti accaduti nella notte del 15 maggio 2022, quando, a seguito di una rissa, aveva perso la vita un abitante del luogo, Tindaro Faranda. Era stato immediatamente trasportato con un’ambulanza del 118 al pronto soccorso dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti e successivamente, viste le sue gravi condizioni, al Policlinico di Messina, dove è poi deceduto qualche giorno dopo.

Il giudice, dopo il rito abbreviato, con sentenza del 7 dicembre dello scorso anno, aveva condannato a 5 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale Ilie Bogdanel Munteanu, mentre aveva assolto con formula piena Cristian Iuculano Mamao, imputato solo per il reato di rissa, dal quale era stato assolto pure Munteanu, difeso dall’avvocato Salvatore Cipriano.

L’avvocato Pruiti, difensore di Munteanu, preannunciando l’appello già dopo il verdetto di condanna del giudice di primo grado, aveva sostenuto che l’imputato non avesse commesso il fatto o che in subordine si fosse trattato di una circostanza diversa da quella contestata dall’accusa e cioè l’eccesso colposo di legittima difesa.

Questo ha ribadito davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Messina. Il procuratore generale Giuseppe Lombardo aveva richiesto la conferma della pena emessa dal tribunale di Patti; i giudici di secondo grado, sono stati di diverso avviso ed in riforma della sentenza emessa il 7 dicembre 2023, hanno assolto l’imputato da ogni accusa con formula piena e cioè non aver commesso il fatto.

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