Non verranno abbattuti i bovini di due aziende zootecniche del distretto veterinario di Mistretta. Così hanno deciso con due ordinanze i giudici della quarta sezione del Tar di Catania, che hanno disposto anche la discussione nel merito all’udienza del 13 marzo 2025.
I ricorsi sono stati presentati dai titolari delle aziende zootecniche, rappresentati entrambi dall’avvocato Gabriella Regalbuto, contro il Ministero della salute e l’Assessorato della salute della Regione Siciliana e l’Asp di Messina, rappresentata dall’avvocato Antonino Pracanica.
E’ stato chiesto, in entrambi i casi l’annullamento dell’ordinanza dipartimentale dell’Asp, con la quale era stato disposto l’abbattimento di tutti i capi bovini presenti in azienda e la revoca del codice aziendale dello stabilimento.
Queste vicende sono collegate ai primi controlli effettuati nell’aprile scorso dai veterinari dell’Asp, dai quali alcuni capi di bestiame risultarono infetti da tubercolosi bovina; i controlli successivi però diedero esito negativo e dunque si stava progressivamente procedendo al risanamento delle due aziende.
L’avvocato Regalbuto ha ribadito nella sua difesa come l’abbattimento di tutti i capi bovini e la chiusura del codice aziendale avrebbe determinato di fatto la chiusura delle aziende, tra l’altro unica fonte di sostentamento delle famiglie.
Da qui, nell’attesa di procedere alla discussione nel merito, prevista per il 13 marzo 2025, il Tar di Catania ha accolto la domanda cautelare, sospendendo i provvedimenti impugnati solo relativamente all’ordine di abbattimento degli animali, condannando l’Asp al pagamento delle spese del giudizio.
Sull’annosa vicenda degli allevamenti falcidiati dalla brucellosi e dalla tubercolosi bovina se ne è discusso nel settembre scorso nell’aula consiliare di Acquedolci con amministratori ed allevatori; nel novembre del 2022 il gruppo consiliare “Noi per Santo Stefano” di Santo Stefano di Camastra chiese ed ottenne di dibattere in consiglio comunale la disposizione ministeriale che aveva di fatto bloccato gli allevatori siciliani, impedendo anche le movimentazioni degli animali verso la penisola e in Sicilia.