La prima sezione penale della corte d’appello di Messina, in parziale riforma della sentenza emessa in primo grado dal gup del tribunale di Messina Simona Finocchiaro il 3 febbraio dello scorso anno riguardante la cosiddetta mafia barcellonese, ha disposto cinque assoluzioni totali, diciannove riduzioni di pena e quattro revoche di pene accessorie, misure di sicurezza, interdizioni e condanne.
Per il resto ci sono 26 condanne e anche la conferma dei risarcimenti alle associazioni antiracket e antiusura che si sono costituite parte civile: il comitato Addio Pizzo onlus, Rete per la Legalità Barcellona, rete per la legalità Aps, Associazione e Fondazioni contro il racket e l’usura, il comitato addio pizzo Odv e l’associazione antiracket e antiusura Fonte di Libertà di Terme Vigliatore.
Il processo riguardava la riorganizzazione del gruppo mafioso a Barcellona Pozzo di Gotto, che fu formalizzata in un’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia e dei carabinieri del comando provinciale di Messina e delle compagnie di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo; un’attività investigativa iniziata nel 2018, che culminò nel febbraio 2022 con 86 arresti, per reati contestati, tra gli altri e a vario titolo, associazione di tipo mafioso e finalizzata al traffico di droga, estorsione e scambio elettorale politico-mafioso. Alcune di queste accuse sono state confermate in appello, altre invece sono state azzerate. Hanno difeso gli avvocati Gaetano Pino, Filippo Barbera, Santi Certo, Tino Celi, Carmelo Monforte, Salvatore Silvestro, Sebastiano Campanella, Paolo Pino, Antonino Giacobello e Tommaso Calderone.