Una conferenza-spettacolo voluta dalla Prefetta di Messina Cosima Di Stani per celebrare la Giornata dell’Unità d’Italia e la Festa delle Forze Armate.
“Dietro le quinte della Grande Guerra” il titolo della manifestazione che ha visto nella Sala Laudamo presenti autorità civili, militari e religiose oltre agli studenti di alcune scuole cittadine e, numerosi altri collegati da remoto.
Dopo il saluto della Prefetta Cosima Di Stani che “ha messo in evidenza il senso della celebrazione della Giornata dell’Unità D’Italia e del ruolo che gli studenti debbono avere nel tramandare i valori di appartenenza”,
il comandante interregionale carabinieri “Culqualber” Giovanni Truglio, ha evidenziato “il ruolo delle Forze Armate in un periodo storico in cui la guerra è alle porte dell’Europa, il Medio Oriente è diventano una polveriera e solo missioni di pace possono ridare un equilibrio di serenità in tutto il mondo”.
Lo storico ed attore Michele D’Andrea “ha tenuto vivo l’interesse dei presenti parlando in maniera chiara, efficace e con grande padronanza, degli fatti storici che hanno portato alla dichiarazione della grande guerra oltre che “svelare” il mistero che ha portato all’individuazione del “milite ignoto””.
Uno “spettacolo” con la sua sola persona sul palco e la sua voce che si alternava a foto, filmati storici, diapositive, spezzoni di film, immagini e canzoni, suonate e cantate dal vivo con l’accompagnamento di un chitarrista sul palco. Una guerra che per i ragazzi di oggi è lontana come lo è per molti dei loro genitori la cui conoscenza è stata approfondita grazie al contenuto dei libri di storia, per alcuni, dalla memoria tramandata dai nonni che indirettamente hanno vissuto gli strascichi di quella guerra. D’Andrea con grande capacità comunicativa oltre che documentazione storica, “ha fatto “vivere” i momenti che hanno preceduto la dichiarazione della grande guerra dopo l’assassinio di Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, e di sua moglie Sofia per mano dello studente serbo Gavrilo Princip”.
Ancora, l’attore D’Andrea “ha toccato le corde emotive di tutti i presenti alla Sala Laudamo e quelli dei ragazzi collegati da remoto, nel descrive con minuziosi dettagli, come si è arrivati ad onorare un caduto senza identità che doveva rappresentare tutti i caduti senza nome di tutte le guerre”. Undici vittime della guerra che era impossibile riconoscere e dare un nome, furono collocati in bare di legno, nella Basilica di Aquileia. Lo storico Michele D’Andrea ha spiegato come “una mamma avrebbe dovuto scegliere uno dei feretri, che sarebbe diventato il Milite Ignoto”. Maria Maddalena Bergamas il cui figlio Antonio. era caduto in battaglia nel 1918, il corpo fu sepolto insieme ad altri commilitoni nel cimitero di guerra delle Marcesine era stata scelta per questo particolare avvenimento. Un bombardamento distrusse il cimitero e le salme divennero irriconoscibili. Anche lei non aveva più una tomba su cui piangere. Da quel momento anche Antonio Bergamas risultò ufficialmente disperso.
Maria Bergas, ha magnificamente descritto D’Andrea, “si fermò nella penultima salma abbracciando la bara e deponendo un fiore bianco. La scelta era stata fatta, quel soldato senza nome sarebbe diventato il simbolo e l’emblema del Milite Ignoto che contribuì ad unificare l’Italia intera”. Dopo cinque giorni di viaggio in treno, dal 29 ottobre al 2 novembre, nelle 120 stazioni in cui si è fermato, folle immense di persone gli hanno reso omaggio.
Quella salma venne sepolta al Vittoriano, ogni madre da allora, ha potuto piangere il figlio morto in guerra il cui corpo non è mai stato riconosciuto e, di fronte al quale, ognuno rende onore e riconoscenza.
Se l’Italia oggi è quella Repubblica libera, con la sua identità culturale, con il patrimonio di valori invidiato in tutto il mondo, si deve anche a quelle vittime senza nome che hanno sacrificato la loro vita in nome di un amore incondizionato per la Patria.
Una manifestazione quella voluta oggi dalla Prefetta Di Stani, che sicuramente farà ancora riflettere sia per le emozioni ricevute che per il senso di appartenenza che questi ricordi hanno creato.
Oggi, le nostre Forze Armate contribuiscono a tenere alto il valore della pace in tutti gli scenari dove operano, dall’Europa al Medio Oriente; uomini e donne che tutelano la vita di popolazioni spesso vittime di regimi totalitari che offendono e mortificano la dignità umana. Al di la delle proprie idee politiche o religiose, difendere la pace è un dovere che ciascuno di noi dovrebbe perseguire e grazie alle nostre Forze Armate questo è ancora possibile.