lunedì, Novembre 18, 2024
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Le si rompono le acque il 21 agosto ma partorisce il 1° ottobre: la storia a lieto fine di mamma Azzurra al Policlinico di Messina

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È stato un percorso lungo e tortuoso, ma con un lieto fine. È quello vissuto da una mamma che, dopo essere andata incontro a una rottura prematura delle membrane a 24 settimane, grazie al supporto del personale dell’Uoc di ginecologia e ostetricia dell’Aou G. Martino di Messina, ha partorito a 30 settimane riuscendo a raggiungere un’età gestazionale più sicura per la nascita del piccolo. Il bimbo è stato dimesso e oggi insieme a mamma e papà ha partecipato all’evento promosso al policlinico per la giornata dedicata ai neonati prematuri promosso dalla società italiana di Neonatologia.

«Il 21 Agosto scorso – racconta Azzurra Schepis, 24 anni – mi sono accorta di aver rotto le acque e sono subito corsa in ospedale dove, a seguito dei controlli, ho iniziato il mio ricovero forzato, monitorata ed assistita continuamente dal personale del reparto: sono uscita da casa quel giorno e sono rientrata il 5 ottobre. Ho vissuto momenti difficili emotivamente anche perché ho un’altra bimba piccola di due anni che in questo periodo non ha potuto contare sulla mia presenza».

Il cesareo è stato eseguito dal dottor Angelo Santamaria, con il professore Ferdinando Gulino e l’anestesista dottor Francesco Lanza.

«Nel corso del ricovero – spiega Santamaria – abbiamo iniziato un ciclo di antibiotici e di trattamenti specifici per frenare un parto che, in quell’epoca gestazionale, si sarebbe classificato come aborto. Ogni giorno recuperato è stato un traguardo e non pensavamo di riuscire ad arrivare a questo punto. Abbiamo deciso di intervenire, a 30 settimane e due giorni, perché la paziente ha iniziato ad avere un pò di febbre e per evitare pericoli abbiamo ritenuto opportuno far nascere il piccolo per non rischiare di vanificare tutti i sacrifici fatti in questo lungo periodo. Il bimbo, dopo la nascita, è stato ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale per essere monitorato per un supporto più avanzato».

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«Sono classificati come prematuri – spiega Gitto – i bimbi che nascono prima della 37esima settimana di gestazione. È evidente che tale condizioni comporta la necessità di un’assistenza specifica, con interventi e trattamenti terapeutici mirati, per contrastare un’immaturità che può interessare diversi organi (polmoni, cervello, intestino, cuore). Anche in questo caso, come i numerosi bimbi che trattiamo all’interno della Tin, la Terapia intensiva neonatale, è stato necessario seguire un percorso graduale per consentire al piccolo di essere autonomo sul piano respiratorio e nutrizionale. I bimbi prematuri sono fragili, ma allo stesso tempo tenaci e il supporto dei genitori si rivela spesso essenziale. Abbiamo sempre permesso alle mamme di entrare per far sì che i piccoli possano sentire il calore della mamma e ciò – è dimostrato – migliora la prognosi».

«L’anestesista mi ha chiesto quale fosse il mio gruppo musicale preferito – racconta Azzurra – e quando ho risposto che si trattava dei Coldplay ho sentito intonare il motivo del brano ‘sky full of stars’, ed è con questa canzone che è nato mio figlio. È stata un’esperienza emozionante e queste premure mi hanno aiutato a stemperare la tensione».

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