La Corte di Appello di Messina ha confermato le condanne ad un anno e quattro mesi di reclusione a carico dei responsabili del grave infortunio sul lavoro, verificatosi in contrada Papale del Comune di Letojanni, nel quale perse la vita Salvatore Bongiovanni, provetto saldatore di Nicosia e titolare di una ditta individuale, all’epoca sessantenne.
L’incidente mortale sul lavoro risale all’ormai lontano 26 febbraio 2014.
Il Bongiovanni – tecnico specializzato che aveva ricevuto incarico da una Srl, che a sua volta aveva in appalto dalla Siciliacque i lavori di manutenzione e riparazione della condotta acquedottistica dell’Alcantara – era impegnato a sostituire all’interno di un pozzetto sito in c.da Papale nel comune di Letojanni, la saracinesca, cioè l’organo di scarico del tratto di acquedotto. Costretto a scendere all’interno del vano-pozzetto, per sostituire la vecchia saracinesca (priva del volantino e del perno che avrebbe consentito la manovra dall’esterno) fu investito violentemente dall’acqua in pressione contenuta all’interno delle condotte poste a monte, che ne cagionò la morte immediata.
Ai responsabili della società committente, Siciliacque SpA, ai responsabili della sicurezza in fase esecutiva ed al titolare della ditta appaltataria dei lavori veniva contestato l’omicidio colposo per avere omesso di adottare adeguate misure di sicurezza, per non aver adeguatamente informato il Bongiovanni e per non aver provveduto ed essersi accertati del completo svuotamento della colonna di acqua in pressione nella conduttura a monte del pozzetto dove il lavoratore doveva operare.
Il processo di primo grado, avanti il Tribunale di Messina, si era concluso, dopo una lunghissima istruttoria, con la sentenza del 29 settembre 2023, che aveva riconosciuto la responsabilità dell’ing. Alberto De Simone, RUP responsabile del procedimento per la ditta committente dei lavori Siciliacque SpA, dell’ing. Raccuglia Gaetano, coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione, e di Pagliuca Francesco, legale rappresentante della ditta appaltataria.
Il Tribunale messinese aveva, altresì disposto il risarcimento dei danni in favore dei prossimi congiunti della vittima costituiti parti civili: i due figli la nuora della vittima, assistiti dagli Avvocati Antonio Lo Bianco e Salvatore Grosso del foro di Enna e la vedova, difesa, invece, dall’avvocato Salvatore Timpanaro del foro di Enna.
Le parti civili, con l’ausilio del loro consulente tecnico ing. Renato Savarese, avevano sostenuto come la colonna di acqua, – secondo la loro ricostruzione – “colpevolmente lasciata all’interno della conduttura a monte del pozzetto, violentemente turbinando con una forza centrifuga, ancorché per una durata di minuti, aveva sbattuto la vittima contro le pareti interne del pozzetto […] causandone la morte.”
In primo grado era stato assolto, invece, Albani Stefano, Amministratore Delegato della Sicilia Acque Spa. Le parti civili avevano, quindi, impugnato la sentenza di assoluzione e la Corte di Appello, in accoglimento delle richieste degli avvocati Lo Bianco, Grosso e Timpanaro ha ora, con la recente sentenza, condannato ai fini civili anche l’Albani Stefano al risarcimento dei danni.
La Corte d’Appello ha condannato, infine, gli imputati anche all’immediato pagamento di una provvisionale ed al rimborso delle spese.