mercoledì, Gennaio 8, 2025

Mistretta, l’ex carcere trasformato in “Galleria della Speranza” con la mostra di presepi artistici

Mistretta - ex carcere - Prespe 2024

E’ stato un luogo di espiazione della pena dal 1872 al 2014, quando fu chiuso in ossequio alla spending review dei costi della giustizia predisposto da Roma. L’immobile dell’ex casa circondariale di Mistretta, di proprietà del comune, è chiuso da un decennio, in attesa di capire come e con quali fondi poterlo riconvertire in chiave turistico-ricettiva.

Di quel passato buio sono rimaste molte tracce all’interno della struttura, un convento di frati minori cappuccini, costruito sul finire del 1500 e rimasto nella disponibilità dei religiosi fino al 1866, quando fu oggetto di confisca da parte dello Stato con regio decreto e convertito in carcere: le grate alle finestre, i corridoi angusti, sbarrati da cancelli, le telecamere di videosorveglianza, le intelaiature di ferro delle porte blindate, ora rimosse, l’enorme cucina dove i carcerati preparavano i pasti per guadagnarsi qualcosa, la stanza dove si poteva frequentare la scuola, il forno del laboratorio di ceramica dove i detenuti imparavano un mestiere. Un viaggio nel quotidiano di chi li dentro ha scontato una condanna.

L’amministrazione comunale, guidata da Tatà Sanzarello, ha deciso di rivestire questo luogo con l’abito della speranza per antonomasia, quella del Natale, adibendo la struttura ad accogliere una mostra collettiva di presepi artistici, realizzati da privati, scuole ed associazioni.

E così le stanze polverose degli uffici dove lavorava la polizia penitenziaria e le celle, con i muri scrostati che portano ancora le impronte della sofferenza e dell’oppressione della reclusione, sono diventate nicchie dell’annuncio della vita nuova e della trasformazione portata dall’arrivo del Messia.

Il cortile, che un tempo vedeva il passeggio ripetitivo dei detenuti durante l’ora d’aria, ha brulicato di visitatori catturati dalla suggestione del contrasto tra l’albero di Natale, la garitta e l’ingresso alle celle, addobbati con le luminarie, e la durezza degli ambienti carcerari.

La mostra, allestita dall’8 dicembre al 6 gennaio, non è stata solo un evento legato al cartellone natalizio, ma una vera e propria scommessa di trasmigrazione di un luogo dal passato tetro ed angustiante, che non si cancella ma viene compreso, rielaborato e reindirizzato, attraverso arte, creatività e partecipazione della collettività. Un simbolico passaggio dal buio alla luce.

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