mercoledì, Gennaio 8, 2025

Patti: “Una notte per la Pace”, spaccato contemporaneo nella chiesa di Sant’Antonio Abate

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Avrebbe meritato più giorni, oltre al 29 dicembre 2024 e al 6 gennaio 2025 l’installazione artistica “Una notte per la Pace” realizzata nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Patti e curata da Nino Cadili, Christian Mosca e Corrado Dovì.

Un evento per far comprendere che nonostante l’atmosfera tranquilla – o quasi – che regna nelle nostre case, tra abbuffate e regali, nel mondo c’è la guerra, in Medioriente e in Ucraina.

E quando si entra nella chiesa del santo del fuoco, protettore degli animali, si avverte un pugno allo stomaco, perché ai piedi dell’altare ci sono i muri di una casa distrutta dalla bombe; accanto ai muri dilaniati dalle esplosioni oggetti familiari e giocattoli, a terra le colombe chiuse in gabbia, una pace che resta ingabbiata e chissà per quanto tempo lo sarà.

Ancora a terra altri oggetti, un elmetto, scarpe, segni della battaglia. Sui muri della chiesa, entrando a sinistra i filmati dell’istituto Luce sulla prima guerra mondiale, a destra quelli della seconda guerra mondiale e in fondo quelli della guerra in Ucraina.

Ma l’attenzione degli ideatori di questa installazione artistica non si è distolta dal “Viaggio nella Memoria” del quartiere di “Arretu ‘u Casteddu”, perché attraverso il ponte simbolico tra culture, l’abbraccio tra popoli lontani e l’invito a ritrovare il dialogo e la speranza, nei quadri sopra le colonne della chiesa si trovano le testimonianze chi, tra le gente del quartiere, ha vissuto la guerra, chi è partito e ha combattuto, chi è tornato, chi ha aspettato.

Dunque un ponte ideale tra la mostra degli anni passati, dove la vita del quartiere era rappresentata in una specifica zona, facendo rivivere, anche attraverso video e giochi di luci, luoghi, stanze e oggetti di un tempo e gli eventi bellici vissuti attraverso chi del quartiere è passato attraverso le due guerre e infine i componenti della comunità ucraina che sono a Patti e hanno visto in diretta e poi attraverso la tv cosa accade nel loro paese.

Ecco perché, ritornando all’attacco del nostro pezzo, l’installazione artistica, curata da Nino Cadili, Christian Mosca e Corrado Dovì, avrebbe meritato più giorni per essere vista in ogni sua parte ed apprezzata per i significati e i messaggi che ha voluto lanciare a tutti, tra la storia passata e quella contemporanea, dal fronte dei soldati alle famiglie d’Arreti o Casteddu in attesa del ritorno dei loro cari.

Uno spaccato da consegnare alle scuole, ai bambini e ai ragazzi, per far comprendere anche che a Natale, a Capodanno e in questi giorni i migranti continuano a morire, dopo aver lasciato la loro terra tra miseria e stenti, muore la gente a Gaza ed in Ucraina.

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