È risaputo che l’Italia è lo Stato più vecchio di tutta l’Unione Europea; secondo gli ultimi dati di Eurostat, ha la più alta percentuale di residenti con più di 65 anni, pari al 24%, ovvero circa uno su quattro.
Il calo delle nascite e l’aumento della prospettiva di vita hanno fatto invecchiare notevolmente la popolazione italiana. Sembra un controsenso affermare che far vivere più a lungo le persone dovrebbe essere un obiettivo nell’agenda politica di tutti i governi ma, il problema concreto è rappresentato dal fatto che il tasso di fertilità in Italia è basso, abbiamo sempre meno figli.
I flussi migratori e quindi, la presenza di nuclei familiari stranieri, hanno rappresentato una piccola goccia nel mare sconfinato di anziani; per continuare su questo trend però, occorrono politiche economiche più generose cosa che non si sta facendo. Altro elemento negativo è rappresentato dai pochi interventi che aiutino le giovani famiglie ad investire nel futuro dei loro figli. Chi ha figli è costretto ad affrontare diversi disagi per cercare di rendere concreta ed equilibrata la vita familiare e quella lavorativa. Se la crescita economica continua a diminuire tra qualche anno l’Italia non potrà più permettersi l’attuale sistema pensionistico e assistenziale.
La CGIL Messina ha presentato un focus sul welfare territoriale, analizzando la spesa sociale che i comuni della provincia di Messina destinano a favore dei loro cittadini. Presenti il segretario generale Pietro Patti, la segretaria provinciale Stefania Radici che ha curato la stesura del focus, collegata da remoto, la segretaria nazionale Daniela Barbaresi.
“Creare un confronto con l’amministrazione comunale” è la richiesta avanzata da Pietro Patti “in modo da poter confrontare i dati relativi agli interventi che vengono fatti nell’ambito degli interventi sociali, sicuramente più bassi rispetto a quello delle altre province italiane”. Patti è convinto che “utilizzando meglio le somme a disposizione, aumenterà anche la crescita economica e quindi il “benessere” dei cittadini”.
E’ toccato a Stefania Radici “mettere a nudo una realtà negativa della provincia di Messina sia a livello regionale, ultima città in Sicilia che, a livello nazionale ottantottesimo posto su 107 province, nell’ambito della spesa sociale investe. Solo 62 euro pro-capite, a fronte di una media nazionale di oltre 142 euro”. Eppure, ha affermato la Radici “il territorio messinese esprime bisogni sempre più complessi legati anche all’invecchiamento della popolazione, alla scarsa natalità, alla disoccupazione, al lavoro povero e precario”.
La segretaria provinciale della CGIL Radici ha sottolineato “come Messina evidenzi poche risorse investite nell’ambito della spesa sociale oltre alla difficoltà di utilizzare gli stanziamenti nazionali”. A conclusione del suo intervento, la Radici “ha presentato alcuni dati relativi ai finanziamenti statali, un fondo di competenza del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, rivolto ad un target trasversale e ripartito alle Regioni e da queste ai Distretti socio-sanitari”. A dicembre 2024 la Regione siciliana ha impegnato e liquidato le somme assegnate per l’annualità 2021.
Analoga analisi l’ha sviluppata la segretaria nazionale della CGIL Daniela Barbaresi la quale “ha ribadito la necessità di investire sul territorio, utilizzando a pieno le potenziali e le professionalità di persone legale alle istituzioni ma anche di singoli cittadini motivati e capaci di offrire un serio e valido contributo”. A conclusione del focus, sia il segretario generale Patti che la segretaria provinciale Radici “hanno evidenziato e occorre innovare la governance del welfare locale, lavorando insieme per contribuire alla crescita ed ala benessere della comunità”.