Sette condanne e sei assoluzioni. E’ il verdetto di primo grado del collegio giudicante del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto presieduto da Antonino Orifici per gli imputati del processo relativo all’operazione “Gotha 8”, scattata il 22 febbraio 2022.
Due le assoluzioni con la formula più ampia per Angelo Porcino e Alessio Catalfamo, per non aver commesso il fatto e per entrambi è stata disposta la liberazione. Altre assoluzioni perché il fatto non sussiste per Aldenice Santos Cardoso, Youness Marouane, Massimo Abbriano e Stefana De Luca. Anche per loro è stata ordinata la liberazione.
Le condanne: Giovanni Biondo e Vincenzo Nucera a 11 anni e sei mesi di reclusione per entrambi, Carmelo Tindaro Scordino otto anni e sette mesi di reclusione e a una multa di 4.200 euro, Mariano Calderone e Fortunato Caranna 6 anni e 8 mesi per entrambi, Luigi Bucolo 2 anni e 10 mesi, Salvatore Foti 3 anni e 4 mesi. Per Biondo e Nucera è stata applicata la misura cautelare della libertà vigilata per 3 anni, un anno invece per Scordino, Calderone e Caranna.
In avanti Biondo, Nucera, Scordino, Calderone, Caranna, Bucolo e Foti sono stati condannati al al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede alle parti civili costituite in giudizio e cioè l’associazione “Comitato Addiopizzo Messina”, il Centro studi Pio La Torre onlus, la Rete per la legalità Barcellona, la Federazione antiracket italiana, la Rete per la Legalità Sicilia, antiracket e antiusura e l’associazione antiracket e antiusura di Terme Vigliatore “Fonte di Libertà”.
Si contestava a vario titolo associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso.
L’operazione “Gotha 8” fu coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina; gli indagati operavano sul versante tirrenico della provincia di Messina, cercando di infiltrarsi anche in attività imprenditoriali e di economia lecita e poi nella conduzione del business dei locali notturni e ricreativi del litorale tirrenico nell’area di Milazzo, imponendo i servizi di sicurezza e condizionando i titolari nell’attività gestionale.
Il collegio della difesa è stato composto dagli avvocati Tino Celi, Diego Lanza, Gaetano Pino, Filippo Barbera, Tommaso Calderone, Dorella Aliquò, Antonino Centorrino, Giuseppe Tortora, Carmelo Occhiuto, Giuseppe Lo Presti e Antonio Siracusa.