L’ex direttrice sanitaria del Policlinico di Messina la dottoressa santagatese Paolina Reitano non aveva alcuna disponibilità delle somme di denaro contestate dall’accusa, gli atti a sua firma non disponevano e non spostavano alcunché. Da qui difetta uno dei presupposti del peculato, rendendolo non configurabile nemmeno in astratto. Il denaro pubblico è stato utilizzato per fini istituzionali e per erogazione di servizi sanitari in favore degli utenti. Così la sesta sezione della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso formulato dall’avvocato Alvaro Riolo, annullando senza rinvio l’originario sequestro per equivalenza del patrimonio, sequestro che era già stato revocato dal pm, facendo salvo l’impianto accusatorio.
Questo provvedimento della Cassazione non può non avere rilevanza nell’ambito dell’inchiesta in corso, che si trova nello stato della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, nell’ambito del quale l’avvocato Riolo depositerà memoria difensiva, chiedendo di essere sentita.
Il Tribunale del Riesame di Messina aveva confermato l’ordinanza del Gip del Tribunale di Messina del 23 aprile 2024, con la quale era stato disposto un sequestro per equivalente di oltre 2 milioni di euro e poi anche di oltre 6 milioni di euro. Era indagata in concorso con il direttore amministrativo e il commissario straordinario dell’azienda sanitaria; il suo difensore, l’avvocato Alvaro Riolo ha formulato tre motivi per il suo ricorso e sono stati ritenuti fondati dalla Suprema Corte, che ha annullato senza rinvio l’originario sequestro per equivalenza del patrimonio, disponendo la restituzione dei beni.