Confermata anche dalla Corte di Cassazione la condanna a 22 anni di reclusione per Luigi De Domenico, il cosiddetto untore di Messina. La Suprema Corte ha respinto il ricorso del difensore dell’uomo e dunque la condanna diventa definitiva.
De Domenico era accusato di omicidio per la morte della sua compagna, un’avvocatessa di Messina morta di Aids nel 2017, non rivelandole di soffrire della patologia. De Domenico infatti avrebbe trasmesso l’Aids alla donna, rimasta tenuta all’oscuro della malattia dell’uomo e morta anni dopo senza aver potuto ricorrere alle cure del caso. La donna morì tra atroci sofferenze, lasciando un bimbo piccolo, senza mai sapere quale fosse la causa della malattia.
Dall’inchiesta è emerso che anche la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids nel 1991.
Un vero e proprio untore, secondo quanto ricostruito: De Domenico avrebbe avuto rapporti non protetti con altre cinque donne, quattro delle quali contagiate.
Adesso è arrivata la sentenza definitiva, che ha confermato la condanna in secondo grado, risalente allo scorso marzo: in realtà di tratta del processo bis, dato che il primo dibattimento, che aveva visto l’uomo condannato sempre a 22 anni di carcere, era stato poi annullato per un vizio di forma.
Le vittime sono state difese dagli avvocati Bonaventura Candido ed Elena Montalbano, che hanno commentato così la vicenda: “Siamo solo i difensori delle persone offese, a tutela della memoria della nostra Collega Stefania Gambadoro, e del dolore della famiglia e del suo giovane figlio.
Come tali possiamo solo manifestare soddisfazione professionale (il risultato di oggi lo avevamo pronosticato 7 anni fa) che mai potrà trasformarsi in sentimenti di gioia e rivalsa per la condanna di un uomo che vedrà ora aprirsi le porte della galera per molti e molti anni.
Questo epilogo è la fine di uno struggente calvario che lascia sul campo solo e soltanto vittime
Speriamo che Stefania Gambadoro possa ora riposare in pace ed i suoi cari (figlio, sorella e genitori) riprendere un più sereno percorso di vita.”