I finanzieri del Comando Provinciale di Messina e del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo hanno sequestrato un’area di 15.000 metri quadri nel comune di Messina, in località Tremestieri, adibita a discarica abusiva di rifiuti.
L’operazione rientra nell’ambito dell’intensificazione del monitoraggio del territorio e delle attività di controllo in materia di tutela ambientale, nella provincia peloritana. In tale contesto, i finanzieri della Stazione Navale e del Gruppo di Messina hanno individuato una vastissima superficie a Tremestieri, illecitamente adibita a discarica abusiva: sul luogo sono stati rinvenuti numerosi autoveicoli fuori uso, cassoni, cisterne, materiale plastico, in evidente stato di abbandono, pneumatici logori, parti meccaniche smontate e altri rifiuti speciali, posti a diretto contatto con il suolo e senza copertura.
Dopo aver individuato il proprietario del terreno, M.G., 55 anni di Messina, in collaborazione con personale dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Regione Sicilia, i militari hanno approfondito l’esame del luogo e hanno potuto constatare lo stato di degrado in cui versava l’area ed il conseguente rischio di inquinamento delle falde acquifere sottostanti, nonché l’elevato rischio di incendio. L’intera area è stata sequestrata ed il proprietario, titolare di una ditta individuale operante nel settore delle riparazioni meccaniche di autoveicoli, è stato segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina in quanto ritenuto responsabile di un grave reato ambientale, quale la gestione non autorizzata di rifiuti.
Il terreno, ubicato in un’area adiacente a quella in cui svolgeva regolarmente la propria attività d’impresa, era stato utilizzato come deposito degli scarti di lavorazione prodotti dalla medesima attività. Come noto, l’illecito abbandono ed accumulo di rifiuti consente agli utenti di evitare gli elevati costi necessari per il regolare smaltimento all’interno delle discariche autorizzate, deturpando, al contempo, il territorio, nonché con l’enorme rischio di provocare irreparabili contaminazioni delle falde acquifere.