Il tribunale del riesame di Messina ha rimesso in libertà Davide Faranda, Sebastiano Craxi, Gaetano Faranda – tutti e tre erano detenuti in carcere e Katia Crascì, già agli arresti domiciliari. Sono indagati nell’ambito dell’operazione “Nebrodi”.
I giudici hanno formulato questa decisione, dopo la sentenza di annullamento con rinvio emessa nel novembre scorso dalla Corte di Cassazione, accogliendo le richieste che sono state avanzate dai difensori degli indagati, gli avvocati Alessandro Pruiti, Alvaro Riolo e Giuliano Domìnici. La Suprema Corte aveva rinviato gli atti, sostenendo di dover rivalutare nel merito le accuse, ma solo per alcuni capi di imputazione. Nel corso del riesame, il pm ha prodotto anche i verbali di dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia. Ieri il tribunale della libertà, con proprio provvedimento, ha pertanto annullato l’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Messina il 9 dicembre 2019; da qui l’immediata scarcerazione dei quattro indagati.
Le contestazioni si innestano nell’ambito di una vasta e complessa operazione di polizia con la quale è stata delineata l’esistenza di due sodalizi mafiosi operativi nell’area tirrenica della provincia di Messina dediti alla commissione di truffe ai danni dell’Agea per un totale di 490 capi di imputazione. Furono indagate 98 persone e sottoposte a sequestro 151 imprese e beni. Il processo, a seguito del rinvio a giudizio, inizierà il 2 marzo nell’aula bunker del carcere di Gazzi